Dario Aita, un attore palermitano nel nuovo film di Sorrentino: «Sono l'amore giovanile della protagonista Parthenope»

Dario Aita, un attore palermitano nel nuovo film di Sorrentino: «Sono l'amore giovanile della protagonista Parthenope»
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È un tributo a Napoli, e Parthenope è la sua musa. Immersa nel mare e pronta a scoprire la vita, la giovane protagonista del nuovo film di Paolo Sorrentino attraversa cinquant’anni di vita, con inevitabili sliding doors . E nella prima parte della sua esistenza, quando è ancora poco più che adolescente, ha un giovane amico, che poi diventa un amore: Sandrino, leggero, complice, mediterraneo dove lei è quasi eterea. (Giornale di Sicilia)

Ne parlano anche altre fonti

ROMA – Napoli, il cinema, l’epica, i rimpianti ma anche un debutto da far tremare i polsi: questa volta il nostro Dario Cangemi ha incontrato l’esordiente Celeste Dalla Porta e un veterano come Silvio Orlando per parlare di Parthenope di Paolo Sorrentino che, dopo il concorso a Cannes lo scorso maggio e le anteprime di poche settimane fa, arriverà al cinema dal 24 ottobre con Piper Film (The Hot Corn Italy)

(Adnkronos) – Il tempo che passa, il concetto di bellezza oggi e il divismo. Ne hanno parlato all’Adnkronos le attrici Luisa Ranieri e Isabella Ferrari che nel nuovo film di Paolo Sorrentino, ‘Parthenope’ (dal 24 ottobre nelle sale con PiperFilm), interpretano due dive – Greta Cool e Flora Malva – aggrappate al loro passato e a quella fama che non c’è più. (OglioPoNews)

Dopo il debutto al Festival di Cannes, dove ha concorso per la Palma d’Oro, l'ultimo film di Paolo Sorrentino, Parthenope, è pronto a sbarcare nelle sale italiane. La pellicola, la decima del regista napoletano dopo iconici successi come Il divo e La grande bellezza, è già considerata uno dei suoi progetti più intimi e personali. (La Gazzetta dello Sport)

Il tempo di Sorrentino

Leggi tutta la notizia (Virgilio)

È lei Parthenope, doppio evocativo dell’umano depresso sorrentiniano, protagonista eponima nata nel 1950 in una villa straordinariamente decadente di Posillipo, tra carrozze d’oro, terrazzi a picco sul mare, tavolate borghesi con colli di camicia a punta e stirati. (Il Fatto Quotidiano)

Ed è una recensione esattissima, perché dentro questa storia c’è sia il tempo della protagonista, una ragazza poi donna che attraversa la vita, sia quello del suo autore, che dopo ‘È stata la mano di Dio’ continua a chiudere i cerchi su sé stesso e a perseguire «un’idea di stupore e di futuro». (Rolling Stone Italia)