Il governo Meloni si alza lo stipendio ma chiede agli italiani più contributi per le pensioni
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Il governo Meloni si è preparato un regalo di Natale decisamente cospicuo: 1,3 milioni di euro per portare le indennità di otto ministri e una decina tra viceministri e sottosegretari non eletti in Parlamento allo stesso livello dei componenti del governo che invece hanno anche un seggio e uno stipendio da deputato o senatore. Si tratta di un emendamento alla Manovra 2025 che porterebbe ad aumenti cospicui: all'indennità base mensile di circa 10mila euro (lordi) si andrebbero ad aggiungere 3.690 euro per l'esercizio del mandato, un rimborso al momento riservato ai soli parlamentari, più altri mille euro per rimborsare spese di viaggio da aggiungere alla diaria da 3500 euro che già percepiscono i ministri. (Today.it)
Ne parlano anche altri giornali
Gasparri lancia la proposta inversa: "Meno soldi ai parlamentari" e trova il plauso dei 5 Stelle: "La presenti e saremo con lui". Renzi: "Io da premier dissi no all'aumento ma questo è governo di influencer" Dopo l'attacco del Movimento 5 Stelle al titolare dell'Istruzione accusato di intascare grazie all'emendamento "un aumento pari quasi al quintuplo dello stipendio medio di un qualsiasi insegnante italiano", il ministro torna a ribadire di voler rinunciare al bonus. (Adnkronos)
Ipotesi ritiro per l’emendamento alla manovra 2025 relativo all’aumento degli stipendi dei ministri non parlamentari. A quanto si apprende sarebbe infatti in corso, a seduta della commissione Bilancio della Camera sospesa, una riflessione in tal senso tra i relatori della manovra. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)
Continua a far discutere l’emendamento alla Manovra che prevede l’equiparazione del trattamento economico di ministri e sottosegretari non parlamentari a quella dei loro colleghi che sono stati eletti alla Camera e al Senato. (Corriere della Sera)
Siccome un ministro guadagna un terzo, un quarto di un parlamentare, io proporrò in Senato che tutti noi parlamentari, a cominciare dalla Schlein e da Borghi di Italia Viva, che hanno detto che non va bene, di equiparare i trattamenti di noi parlamentari a quelli dei ministri che non sono parlamentari. (Adnkronos)
Crosetto annuncia la retromarcia dopo giorni di polemiche: «Solo in politica non si può equiparare il trattamento di chi ha le stesse funzioni» (Open)