Andrei Kurkov: «Un'America grande è incompatibile con i piani dello zar»
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«Da dopo l’elezione di Donald Trump tra noi ucraini prevale forte il senso di essere stati abbandonati. Però, in cuor mio, ho una speranza: se è vero che intende tornare a fare grande l’America, allora Trump si accorgerà che ciò è incompatibile con Putin determinato a ricreare la grande Russia», dice lo scrittore Andrey Kurkov. Ci risponde dalla sua dacia nelle campagne attorno alla capitale. E per dare forza ai suoi pensieri Kurkov cita un saggio appena postato sul portale letterario «Zbruch». (Corriere della Sera)
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E mentre le diplomazie aspettano di vedere alla prova dei fatti l'iniziativa di pace di Donald Trump, la Russia intensifica gli attacchi sull'Ucraina. Per la prima volta in oltre due mesi Kiev è stata sottoposta a un bombardamento combinato di droni e missili, con la popolazione costretta a rifugiarsi nelle stazioni della metropolitana. (La Stampa)
Lo hanno ripetuto diversi opinionisti di peso, basandosi sui segnali favorevoli che Trump avrebbe mandato negli ultimi anni ai due leader, venendo spesso descritto dall’opposizione come una “marionetta del Cremlino” da un lato e un “succube” delle lobby filoisraeliane dall’altro. (Inside Over)
Ed ora? Durante la campagna elettorale Donald Trump aveva detto che avrebbe chiuso la guerra in Ucraina «in 24 ore». Sul come l'avrebbe risolta, però, è sempre rimasto sul vago. Ora, che sta muovendo i primi passi e organizzando la sua futura amministrazione, siamo tutti in attesa delle sue mosse. (Italia Oggi)
È uno degli anelli di Aegis Ashore, lo scudo missilistico dell’Alleanza Atlantica capace di intercettare missili balistici a corto e medio raggio: altri postazioni sono in Romania, … (Il Fatto Quotidiano)
Si dice che la fretta è cattiva consigliera. La determinazione con cui Donald Trump vuole affrontare il dossier Ucraina e chiudere il conflitto nel continente europeo potrebbe avere effetti incalcolabili sull'Alleanza Atlantica e sull'Unione europea. (L'HuffPost)
Di fatto, Podolyak spera che il «processo decisionale in stile aziendale» del presidente USA possa semplificare gli aiuti militari e migliorare l'efficienza operativa, superando i ritardi burocratici che durante il mandato di Joe Biden hanno ostacolato gli sforzi di difesa ucraini: «I Paesi democratici e le burocrazie europee tendono a passare molto tempo a discutere le decisioni necessarie o a implementarle solo parzialmente, lasciando i problemi alla prossima generazione politica. (Corriere del Ticino)