Siria: i perché e gli scenari dell’escalation
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Una guerra mai finita, che torna a far parlare di sé dopo anni di disattenzione generale. Il 27 novembre è stato un brutto risveglio per chi, erroneamente, considerava il conflitto in Siria un capitolo chiuso della storia mediorientale. L’offensiva lanciata dai ribelli antigovernativi e da un cartello di milizie jihadiste guidato da Hay’at Tahrir As-Sham (HTS) ha portato nel giro di poche ore alla caduta di Aleppo, seconda città della Siria, che il governo di Bashar Al-Assad aveva impiegato diversi anni a strappare ai ribelli nel 2016, dopo averne perso solo una metà. (ISPI)
Ne parlano anche altre testate
Come ingranaggi di un orologio a molla, gli attori armati – siriani e stranieri – coinvolti nel conflitto in Siria sono tornati in movimento, riaccendendo in varie trincee una guerra che fino a una settimana fa sembrava congelata. (Limes)
La situazione sul campo continua a peggiorare per il regime siriano e i suoi protettori alzano il livello della minaccia. (la Repubblica)
Il movimento palestinesi al Fatah e Hamas hanno concordato di istituire un comitato congiunto per amministrare la Striscia di Gaza, in conformità con una proposta egiziana. L’accordo tra le due fazioni palestinesi è stato raggiunto in seguito a una serie di incontri al Cairo che si sono conclusi ieri, seocndo quanto riporta il quotidiano Haaretz. (Il Sole 24 ORE)
In Siria è «guerra mondiale». Raid russi su Idlib, centinaia di morti negli scontri, civili in fuga. E il conflitto si estende: anche le forze curde contro Damasco, supportate da jet Usa o israeliani. Mentre la Turchia attende che l’avanzata jihadista costringa Assad a fare concessioni (il manifesto)
Centinaia di combattenti filo-iraniani dell'Iraq sono entrati in Siria per supportare il regime di Bashar al-Asad contro i ribelli che hanno conquistato Aleppo. Indebolito dal recente conflitto con Israele, il partito armato libanese Hezbollah non partecipa per ora all'iniziativa. (Limes)
Non eravamo pronti per tutto questo, abbiamo fatto subito un incontro tra i Vescovi e abbiamo organizzato due punti di accoglienza. Il quadro della Siria resta incerto e chi parla è l'arcivescovo cattolico di Homs, padre Jacques Murad che racconta di un flusso continuo di sfollati da Aleppo, la seconda città più importante della Siria. (ilmessaggero.it)