Nord e Sud globali e l’alloro a Grandi

Nord e Sud globali e l’alloro a Grandi
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La Stampa SPORT

«Alle Olimpiadi non c’è un Nord globale, non c’è un Sud Globale, facciamo parte dello stesso mondo». Thomas Bach, presidente del Cio Prendiamo tutto quello che non ci piace per un’offesa. Abbiamo voglia di crociate. A Matteo Salvini non è piaciuta la cerimonia di apertura dei Giochi. Neppure a me. Non completamente, almeno. Ma, suppongo, per motivi diversi dai suoi, che mostra un bisogno irrefre… (La Stampa)

La notizia riportata su altri media

Le critiche sollevate dai vescovi francesi sono un chiaro segnale di come le espressioni artistiche e culturali possano talvolta travalicare i confini del rispetto, specialmente quando si confrontano con le sensibilità religiose. (Valledaostaglocal.it)

Lo spot, in un primo momento, era stato ritirato dopo una causa intentata dall’associazione religiosa Croyance et libertés. Nel 2006, per contro, la Corte di Cassazione aveva infine stabilito che la foto «non costituiva un disturbo manifestamente illegale» e che, di riflesso, «non era destinata a offendere i fedeli». (Corriere del Ticino)

Per il quotidiano sportivo L’Équipe lo show grandioso, quasi epico nella gara di resistenza contro… PARIGI — La stampa francese, mai avara di critiche contro Emmanuel Macron, fischiato anche brevemente al Trocadéro, plaude allo show faraonico sulla Senna. (la Repubblica)

«Cerimonia woke», la destra alla crociata anti-olimpica

Comunque, perché tanta indignazione di Avvenire? Pochi mesi fa il quotidiano cattolico spese molte giuste parole per difendere la mostra Gratia Plena del carpigiano Andrea Saltini. (La Pressa)

Dopo le polemiche per lo show del 26 luglio definito 'blasfemo' da molti spettatori e aspramente criticato anche da esponenti della chiesa, prende la parola Anne Descamps, direttrice della comunicazione di Parigi 2024: "È chiaro che la nostra intenzione non era quella di mancare di rispetto ad alcun gruppo religioso. (Adnkronos)

A destra denunciano le varie culture woke, la cosiddetta «dittatura del politicamente corretto», e sostengono che il linguaggio e la comunicazione siano l’ultima, fragile, trincea dietro cui si sono barricate le sinistre (meglio ancora se radical chic), ma la verità è che sono terrorizzati dalla potenza di parole, immagini e narrazioni. (il manifesto)