“Il tempo che ci vuole”, la vita vera e il valore salvifico della favola. Fuori concorso a Venezia il film di Francesca Comencini

“Il tempo che ci vuole”, la vita vera e il valore salvifico della favola. Fuori concorso a Venezia il film di Francesca Comencini
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Un diario personale e intimo, tra ricordi veri e trasfigurati, col focus sul rapporto padre-figlia ne “Il tempo che ci vuole” di Francesca Comencini, presentato ieri fuori concorso alla Mostra del Cinema. Prodotto da Marco Bellocchio e Simone Gattoni con Kavac Film, Les Films du Worso e IBC Movie e la collaborazione di One Art e Rai Cinema. Il nuovo lavoro della regista romana narra quella bella favola che è stata il rapporto col padre Luigi, sin da quando, ancora bambina, sul set de “Le avventure di Pinocchio” (1972), ha capito quanta vita ci fosse nella creazione di quella magia sullo schermo mediata dall’immaginazione. (Gazzetta del Sud)

Ne parlano anche altre fonti

Mostra di Venezia Francesca Comencini è diventata davvero una regista all’altezza di suo padre, e lo dimostra proprio con Il tempo che ci vuole, scavando a fondo e con efferata spietatezza in quel rapporto per lei così centrale e raccontandolo come se le sue sorelle e sua madre non esistessero. (MYmovies.it)

Con Il tempo che ci vuole, titolo tanto semplice quanto straordinariamente adatto alla “materia” affrontata, Francesca Comencini ha portato alla Mostra del Cinema di Venezia fuori concorso (e avrebbe meritato il concorso alla luce della mediocrità complessiva…) il suo lavoro più intimo e universale insieme, frutto di una maturità umana e professionale capace di mettere se stessa davanti allo schermo facendosi affiancare dalla figura per cui tutto di lei esiste: suo padre, il grande Luigi Comencini. (Il Fatto Quotidiano)

«Il tempo che ci vuole» per prendere la giusta distanza dal passato, per guarire da una sofferenza, per elaborare un'emozione. Per riallacciare un legame e chissà cos'altro. (ilmattino.it)

Caro papà Comenicini, la figlia Francesca: "L’arte, la droga, l’amore. Ecco il film della mia vita"

Il rapporto con papà Luigi, e poi l'elogio alla fragilità e l'abbraccio come strumento di racconto: dietro una certa retorica, un film altamente emotivo che riesce a parlare al pubblico. Protagonisti, gli splenditi Romana Maggiora Vergano e Fabrizio Gifuni. (Movieplayer)

«Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui. Nel Tempo che ci vuole (… (La Stampa)

– Raccontare se stessi, mettersi in scena, scavare nella memoria, tirarne fuori i ricordi più dolorosi, i più struggenti. L’incontro con una balena sotto un tendone da circo, le parole scambiate con un padre che ci tratta come adulti anche se siamo bambini. (QUOTIDIANO NAZIONALE)