Il passato di Rodri, Pallone d'oro. Il suo ex allenatore: «Voleva smettere. Un giorno col treno in ritardo arrivò trafelato in bici»
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No social, zero tatuaggi: il Pallone d’Oro di Rodri è un inno alla normalità. Forse è è proprio la semplicità a renderlo un giocatore speciale. Anche perché lo spagnolo è sempre stato così, pulito e genuino. «In lui fin da ragazzo c’è stata l'ambizione di rompere a modo suo gli schemi, dimostrando di potersi affermare pur essendo un ragazzo normale e umile», racconta Xavi Cano, suo allenatore nel CD Roda, club affiliato al Villarreal (Corriere della Sera)
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