Draghi all’Europa: “solo uniti si può essere efficaci di fronte a Usa e Cina”
Articolo Precedente
Articolo Successivo
L’Europa deve agire in modo compatto, resistendo alle tentazioni di dare priorità agli interessi nazionali dinanzi agli Stati Uniti di Donald Trump o alla Cina di Xi Jinping. È la raccomandazione di Mario Draghi che, ieri, nel corso di una tavola rotonda sul futuro della competitività europea col presidente francese Emmanuel Macron al Collège de France di Parigi, ha ribadito la necessità che l’Unione europea avanzi ”velocemente” per fronteggiare insieme le sfide mondiali, senza cedere alla tentazione del ciascun per sé. (Wall Street Italia)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Con la pubblicazione del rapporto Draghi, che Il Grand Continent ha accompagnato nelle varie lingue della rivista, l’Unione si prepara a entrare in una nuova fase. Da diverse settimane diamo la parola a ricercatori, commissari europei, economisti, ministri e industriali per reagire a una delle più ambiziose proposte di trasformazione dell’Unione. (Le Grand Continent)
Al vertice dei capi di stato europei a Budapest Mario Draghi si è riproposto nei panni dell’uomo degli ultimatum: se l’Europa non si investirà 800 miliardi di euro all’anno su microchip, intelligenza artificiale e «energia green» e armi allora farà la fine del vaso di coccio tra Cina e Stati Uniti in un’economia di guerra. (il manifesto)
Oggi come allora. Vox clamantis in deserto. (il Giornale)
Il pericolo di un lento declino dell’Ue è ormai ben presente a tutti. BUDAPEST — L’Europa prepara il “pacchetto Draghi” e lo presenterà entro giugno prossimo. (la Repubblica)
A suggerirlo è Mario Draghi da Budapest, dove è in corso il vertice informale dell’Unione. Il ritorno di Trump può rappresentare una scossa per l’Ue, e quindi non essere necessariamente un male. (Il Dubbio)
Spingere sull’acceleratore della condivisione europea è diventata una necessità impellente con il ritorno alla Casa Bianca del magnate che nessuno voleva ma tutti hanno votato, affiancato non più dallo spiantato mattoide Steve Bannon ma dal suo finanziatore e ideologo Elon Musk, il quale segna un netto cambio di passo nella prossima amministrazione statunitense. (Milano Finanza)