L'economist incorona l'Italia: "E' il paese dell'anno"

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L’economist incorona l’Italia: “E’ il paese dell’anno”. L’economist incorona l’Italia: “E’ il paese dell’anno”. La prestigiosa rivista inglese “The Economist” incorona l’Italia definendolo il “Paese dell’anno”.

“E’ cambiata con Draghi, premier competente e rispettato a livello internazionale e non si può negare che sia migliore di un anno fa”.

Secondo l’articolo Draghi, per la stabilità del paese dovrebbe restare premier e non aspirare al colle ovvero alla Presidenza della Repubblica. (BaraondaNews)

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Leggi anche altre notizie su Nova News. Seguici sui canali social di Nova News su Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, Telegram Lo scrive in un editoriale per il “Financial Times”, Bill Emmott, autore del libro “Good Italy, Bad Italy”. (Nova News)

Il lavoro di Mario Draghi porta l’Italia ad essere premiata come Paese dell’anno. Dopo questi quasi due anni di grandissima difficoltà causata dalla pandemia, ricevere questo titolo è certamente una grandissima soddisfazione per l’Italia. (Metropolitan Magazine )

L’Italia è il Paese dell’anno, secondo l’Economist, il settimanale britannico che tira un milione e 58.000 copie. “Non si può negare – conclude la rivista – che oggi l’Italia sia in un posto migliore rispetto a dicembre del 2020 e per questo è il nostro Paese dell’anno. (Servizio Informazione Religiosa)

Per il Financial Times l’altra idea di cui si parla tanto, ovvero che Draghi rimanga primo ministro fino al 2023, quando si terranno le prossime elezioni, “è un’illusione”. Mario Draghi “può servire meglio il Paese” da capo dello Stato. (LA NOTIZIA)

“Gli ordinativi sono in crescita e le imprese sono alla ricerca di personale. Von der Leyen: “Pil Italia tornerà a livelli pre-crisi”. "Il Pil italiano ritornerà ai livelli pre-crisi già entro la metà del prossimo anno", sostiene von der Leyen. (Valledaostaglocal.it)

Un atteggiamento più positivo verso l’Italia è piuttosto diffuso tra gli osservatori stranieri. Il tasso di crescita si è così collocato quasi sempre al di sotto della media europea. (La rivista il Mulino)