Cop29 di Baku, cosa dice (ma soprattutto cosa non dice) la nuova bozza sulla finanza climatica
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ROMA – Come facilmente immaginabile, visto l’andamento dei primi dieci giorni di negoziati alla ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop29), dall’analisi delle bozze dei documenti principali pubblicate nella notte tra mercoledì e giovedì emerge ancora chiaramente il disaccordo tra i governi. A ormai meno di due giorni di lavoro dalla prevista fine del summit. E’ l’inizio dell’articolo di Andrea Barolini, direttore di Valori. (la Repubblica)
Ne parlano anche altre testate
Nell'ultimo giorno della COP29 a Baku, Azerbaigian, i negoziati sul clima sono segnati da tensioni e rallentamenti. All'esterno, diverse manifestazioni richiamano l'attenzione sulla necessita' di un'azione rapida e ambiziosa, sottolineando l'urgenza della giustizia climatica. (Tiscali Notizie)
Un recentissimo rapporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), pubblicato pochi giorni fa, ha rivelato come i progressi compiuti nella direzione dell’effettivo abbandono dei combustibili fossili siano stati «scarsi». (Corriere del Ticino)
Questi sono solo alcuni degli eventi climatici estremi che si sono verificati negli ultimi mesi, ma potremmo andare avanti all’infinito. E ancora le tempeste che hanno colpito il centro America in estate, le ondate di calore in India, le alluvioni in Brasile, gli incendi in Grecia, la siccità al sud Italia. (EconomiaCircolare.com)
Oggi a Baku si respira un’aria pensante e carica di tensione: la nuova bozza del testo negoziale sul nuovo obiettivo di finanza climatica era attesa (e promessa dalla presidenza) per mezzogiorno (ora locale) ma tarda ad arrivare. (il Dolomiti)
È una partita a scacchi quella che si sta giocando a Baku, dove la 29ª Conferenza delle Parti (COP29) si avvia al suo cruciale rush finale. Sul tavolo, la seconda bozza diffusa in tarda mattinata, che chiama tutti gli attori a lavorare insieme per mobilitare – «da tutte le fonti pubbliche e private» – almeno 1.300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035, con i Paesi sviluppati che dovrebbero contribuire con 250 miliardi su base annua. (Secolo d'Italia)
Il testo fa riferimento ai 1300 miliardi di dollari richiesti dai Paesi in via di sviluppo per affrontare la crisi climatica. Ma è una cifra che dovrebbe arrivare da tutti gli attori. La cifra più importante si ferma a 250 miliardi, considerata troppo bassa. (Sky Tg24 )