20 marzo 2003: quando l'Occidente legittimò l'invasione dell'Iraq con una fake news
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Mancavano poche ore a mezzanotte del 20 marzo 2003, quando le televisioni statunitensi interruppero improvvisamente le trasmissioni per mandare in onda il discorso del presidente George W. Bush che annunciava l’avvio delle operazioni contro l’Iraq di Saddam Hussein. L’operazione, sulla scia degli attentati dell’11 settembre 2001 e di Amerithrax, aveva trovato l’avallo della Gran Bretagna di Tony Blair, della Spagna di José Maria Aznar e dell’Italia di Silvio Berlusconi, oltre che di una ventina di altri leader e Paesi. (L'INDIPENDENTE)
Su altri giornali
Da una coalizione guidata dagli Stati Uniti (vi partecipà anche l'Italia: il presidente del Consiglio italiano era Silvio Berlusconi), la situazione nel Paese è disastrosa. (Euronews Italiano)
Vent'anni dall'invasione in Iraq, il filosofo Walzer: "Gli Stati Uniti non hanno imparato nulla da quelle lezioni" dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli L'esperienza non ha spinto gli Stati Uniti a cambiare il loro impegno militare, e nemmeno la strategia in Afghanistan. (la Repubblica)
Vent’anni fa, le truppe di terra statunitensi e alleate invasero l’Iraq. La campagna di bombardamenti «shock and awe» era iniziata il giorno prima. Vent'anni fa gli Usa e i loro alleati invadevano l'Iraq basandosi su bugie e prove palesemente false, denunciate all'epoca dal movimento pacifista globale. (Jacobin Italia)
Di Pasquale Pugliese (Il Fatto Quotidiano)
Nel video celebrativo c’è anche qualche volto noto. “Ritornare a quei giorni aiuta anche a capire il presente” spiega Bergamaschi, oggi più che mai impegnato nella diplomazia per quanto concerne il fronte ucraino, con lo scacchiere che però è internazionale e coinvolge tante potenze in campo e non soltanto Russia e Ucraina. (OglioPoNews)
Ah, sì, nel mentre ci sono stati morti incalcolabili, ma quelli evidentemente sono secondari, anzi, “necessari per i valori democratici”. Ad ogni modo, sui libri di storia contemporanea la guerra è stata consegnata ai posteri in estrema sintesi. (IlSudEst)