La guerra dei dazi allarma il "Made in Italy", a rischio l'11% dell'export agroalimentare

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ilmessaggero.it INTERNO

Dai vini al cibo, dallo spumante all'alta moda. Oltre alle auto già pesantemente colpite dai dazi americani a preoccupare l'industria italiana è il cuore del made in Italy, il suo export verso gli Stati Uniti. Le esportazioni Oltreoceano sono arrivate a oltre 67 miliardi secondo l'osservatorio economico sui mercati esteri del Governo, le importazioni hanno superato i 25 miliardi. Secondo le ultime proiezioni del Csc di Confindustria i solidi legami produttivi tra le due sponde dell'Atlantico sulla chimica e il farmaceutico «potrebbero essere un deterrente alla rincorsa tariffaria» ma oltre il 70% dello stock di capitali investiti dalle imprese farmaceutiche Ue nei paesi extra-UE è diretto negli Usa; la quota è la stessa per le multinazionali farmaceutiche tedesche mentre quelle italiane sfiorano il 90%. (ilmessaggero.it)

Su altre testate

Introduzione (Sky Tg24 )

Non solo auto. I dazi potrebbero colpire anche il settore agricolo. L’intervista a Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura Dazi sui prodotti agricoli, l’allarme di Confagricoltura (TV2000)

L’eventuale introduzione o l’inasprimento dei dazi doganali da parte degli Stati Uniti sui vini italiani rischia di avere conseguenze molto pesanti per l’intero settore vitivinicolo nazionale. A lanciare l’allarme è Andrea Pala, enologo sardo con esperienza in molte regioni italiane, da anni impegnato nella valorizzazione dei vitigni autoctoni. (Le Strade del Vino)

«I dazi sono un controsenso e un’arma a doppio taglio. Colpiranno sì i nostri prodotti agroalimentari e quelli di molti altri settori, ma faranno anche molto male ai consumatori e agli utilizzatori americani». (Corriere della Sera)

RALLENTAMENTO – Il prezzo del formaggio tiene sulla borsa milanese (attorno ai 12 euro/kg da ottobre 2024) con una tendenza all'incremento ma il mercato vede una leggera flessione. (L'Unione Sarda.it)

Abbiamo già visto che ci sono stati annunci e poi retromarce. (Corriere della Sera)