Meloni schiaffeggia la Lega: stop a Salvini al Viminale e al terzo mandato per Zaia
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Il Consiglio dei ministri impugna la legge della Campania per il tris di De Luca. Forti le proteste della Lega Giorgia Meloni schiaffeggia la Lega e lo fa non una ma due volte. La prima volta stronca il sogno del leader leghista, nonché suo vicepremier e ministro, Matteo Salvini di ritornare al Viminale. La seconda volta archivia definitivamente il sogno leghista (vedi il caso del Veneto) del terzo mandato per i governatori. (LA NOTIZIA)
Su altri media
La premier: "Salvini al Viminale non all'ordine del giorno". Il futuro è da definire: "Candidarmi nel 2027? Se è utile, non sono abbarbicata a poltrona" (Adnkronos)
“Matteo Salvini sarebbe un ottimo ministro degli Interni, ha ragione quando dice che in assenza del procedimento giudiziario avrebbe chiesto e ottenuto il Ministero, ma anche Piantedosi è un ottimo ministro e non penso che allo stato attuale questa cosa sia all’ordine del giorno”, ha sottolineato Meloni. (Reggio TV)
Lo ha detto il premier Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa annuale organizzata a Montecitorio dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare.“Matteo Salvini sarebbe un ottimo ministro degli Interni, ha ragione quando dice che in assenza del procedimento giudiziario avrebbe chiesto e ottenuto il Ministero, ma anche Piantedosi è un ottimo ministro e non penso che allo stato attuale questa cosa sia all’ordine del giorno”, ha sottolineato. (OglioPoNews)
“Ah, si? Sono brava?”. A metà conferenza stampa – la seconda in un anno, nonostante lei si vanti di aver risposto a più di “350 domande” – Giorgia Meloni si sistema il colletto della giacca seduta nella sala dei gruppi parlamentari di Montecitorio. (Il Fatto Quotidiano)
Allo stato attuale non credo che Salvini al Viminale sia all’ordine del giorno" così la premier Giorgia Meloni nel suo incontro con la stampa alla Camera. D’altra parte anche Piantedosi è un ottimo ministro dell’Interno. (il Giornale)
Tutto è bene quel che finisce bene e la vicenda Sala, per l’Italia e per gli italiani, è già finita bene quale che sia la sorte dell’iraniano Abedini. In una giornata qualunque, la torrentizia conferenza stampa della premier sarebbe apparsa soporifera e reticente, roba da far quasi rimpiangere le conferenze stampa di fine anno nelle quali Berlusconi si adoperava con successo per addormentare la platea di cronisti. (Il Dubbio)