Perché una guerra tra Iran e Israele non spaventa (troppo) il mercato del petrolio
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La scorsa settimana, gli attacchi missilistici iraniani e i commenti confusi della Casa Bianca su possibili attacchi israeliani alle infrastrutture petrolifere iraniane hanno provocato il più grande aumento dei prezzi del petrolio degli ultimi due anni. Tuttavia, il mercato non sta reagendo in modo allarmistico. Tre fattori spiegano questa calma. Primo, il mercato è ben rifornito con un ampio margine di riserva. (Inside Over)
La notizia riportata su altri giornali
Il greggio Brent, il benchmark internazionale, è stato scambiato a meno di $74 al barile martedì.Un’inversione di rotta rispetto all’inizio della settimana quando i timori che la crescente ostilità tra Israele e Iran avrebbe interrotto i flussi di petrolio dal Medio Oriente avevano fatto salire i prezzi del Brent fino a 80 dollari al barile. (Agenzia askanews)
L’Aie ha tagliato la previsione di crescita della domanda di petrolio per il 2024 di 40.000 barili al giorno. La proiezione per il 2025 aumentata di 50.000 barili al giorno (Energia Oltre)
Il calo del 3% dei prezzi del petrolio nei mercati asiatici di martedì riflette un’importante svolta geopolitica e una revisione delle prospettive economiche globali. L’allentamento delle tensioni tra Israele e Iran, con la notizia che Tel Aviv non colpirà obiettivi petroliferi iraniani, ha contribuito a ridurre i timori di interruzioni delle forniture di greggio dal Medio Oriente, una delle regioni più strategiche per il mercato energetico mondiale. (Notizie Geopolitiche)
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Il prezzo del petrolio greggio WTI è scivolato fin sotto i 70 dollari, ma potrebbe adesso riprendere quota dopo una nuova possibile escalation tra Israele e Iran. (FX Empire Italy)
Sell-off a Piazza Affari sui titoli petroliferi (Milano Finanza)