Libano, 8 razzi colpiscono base italiana Unifil: nessun ferito
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Tajani: "Inammissibile e inaccettabile che si spari contro il contingente italiano. Se è stato un errore, imparino ad utilizzare meglio le armi" Otto razzi da 107 millimetri hanno colpito il quartier generale del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil a Shama, nel sud del Libano. Razzi che, secondo quanto apprende Adnkronos da fonti locali, apparterrebbero alle dotazioni di Hezbollah. Colpite anche alcune aree all'aperto e il magazzino ricambi della base dove non era presente alcun soldato. (Adnkronos)
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Continuano la paura e le tensioni in Libano anche nella base della missione Unifil, a Shama, dove è impegnata la Brigata Sassari con circa 1200 soldati. Nelle ultime ore infatti otto razzi da 107 millimetri hanno colpito l’area in cui è situato il quartier generale della base. (Cagliaripad.it)
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue preferenze sui cookie Medio Oriente. Razzi contro l’Unifil, di nuovo, con militari italiani finiti in ospedale. Tavolo di tregua aperto intorno al sì condizionato di Hezbollah e Libano alla proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco. (TV2000)
I leader del G20 si dicono intanto "uniti nel sostenere" la tregua anche nella Striscia di Gaza. Oggi si tiene una riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza Onu sul Libano. (Sky Tg24 )
I razzi - spiega una nota del ministero della Difesa - hanno impattato su alcune aree all'aperto e sul magazzino ricambi della base, dove non era presente alcun soldato. (La Nuova Sardegna)
Sono tre gli attacchi condotti nelle ultime ore contro il contingente di pace dell’Unifil di stanza in Libano. A comunicarlo è il portavoce della missione Onu, con una nota diramata in inglese e in arabo. (L'Unione Sarda.it)
Le forze di pace dell'Unifil sono finite di nuovo sotto tiro nel Libano meridionale in tre distinti incidenti in giornata, con quattro caschi blu ghanesi rimasti feriti. Stavolta però a colpire non sono state le truppe di Israele bensì i razzi di Hezbollah (La Stampa)