Parigi, Gérard Depardieu arriva in tribunale per il terzo giorno del processo
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Parigi, Gérard Depardieu arriva in tribunale per il terzo giorno del processo 26 marzo 2025 Gérard Depardieu è comparso mercoledì davanti a un tribunale di Parigi per il terzo giorno del processo che lo vede imputato con l'accusa di violenza sessuale. L'attore francese, che nega ogni addebito, avrebbe aggredito sessualmente due donne durante la produzione del film “Les Volets Verts” (“Le persiane verdi”), nel 2021. (Il Sole 24 ORE)
La notizia riportata su altri media
«Sono qui come amica di Gérard, lo conosco da sempre e quindi posso parlare per lui davanti a questa corte» spiega Ardant nella lunga deposizio… Con Gérard Depardieu, Ardant ha una lunga amicizia. (la Repubblica)
Le accusatrici sono una decoratrice e un’assistente alla regia, secondo le quali Depardieu le avrebbe ripetutamente toccate e palpate proferendo frasi a carattere sessuale. PARIGI Il grande attore Gérard Depardieu, monumento del cinema francese, 76 anni, è sotto processo a Parigi perché accusato di aggressioni sessuali durante le riprese del film «Les Volets verts», girato nel 2021. (Corriere della Sera)
Gérard Depardieu è un fiume in piena. Secondo giorno di processo. (la Repubblica)
Convocata come testimone dalla difesa di Ge'rard Depardieu, l'attrice Fanny Ardant entra nell'aula del tribunale penale di Parigi il terzo giorno del processo dell'attore per l'aggressione sessuale di due donne durante le riprese di un film nel 2021. (Tiscali Notizie)
Due anni dopo, diretti da François Truffaut, l’exploit di La donna della porta accanto. Gérard Depardieu e Fanny Ardant, si sono conosciuti nel 1979 sul set del film L’uomo dei cani. (La Stampa)
Il #MeToo è morto, viva il #MeToo. In un articolo sul processo in cui l’attore Gérard Depardieu è imputato per aggressioni sessuali ai danni di due donne, ieri su questo giornale Assia Neumann Dayan ha scritto: «Il movimento del #MeToo si basava – ne parlo da morto – su un principio demenziale: credi alle donne, ti credo sorella, credi alla vittima». (La Stampa)