Votare contro il cattivo di turno
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Le elezioni presidenziali Usa sono l'ultimo esempio della tendenza alle urne degli ultimi anni: scegliere il meno peggio. Ma siamo sicuri che serva davvero a sventare il pericolo delle destre? Con le elezioni statunitensi che si avvicinano, torna centrale il dibattito sul cosiddetto voto per il meno peggio – che prevede di votare Kamala Harris per cercare di fermare il pericolo rappresentato da Donald Trump (Jacobin Italia)
Su altri giornali
Medio Oriente, guerra russo-ucraina, politica di Difesa e partecipazione alla Nato, le sfide con la Cina. NEW YORK. (La Stampa)
Popolo ed élite, una semplificazione scolastica, certo, ma che descrive perfettamente la nuova trama delle nostre città: da un lato chi vive ai margini, dall’altro chi si arrocca nei centri. Del resto sociologi e politologi ce lo ripetono da anni: il divario non è solo politico, è una sorta di faglia sociale, un confine netto che separa due universi, due geografie della modernità. (Il Dubbio)
Come funzioni il sistema elettorale presidenziale negli Stati Uniti è questione conosciuta. Il voto popolare complessivo, su scala nazionale, non conta assolutamente nulla. (Nicola Porro)
Trump sale su un camion della spazzataura con il logo "MAGA", cavalcando l'onda della gaffe di Biden che ha definito gli elettori del Gop "garbage" (spazzatura). Il punto di Enrico Lagattolla e Valeria Robecco sulle elezioni Usa a pochi giorni dal voto. (il Giornale)
Mancano quattro giorni alle presidenziali americane, e c’è un solo dato certo che emerge da tutti i sondaggi: Kamala Harris e Donald Trump sono testa a testa. (Corriere della Sera)
In Michigan, Pennsylvania e Wisconsin è testa a testa tra Kamala Harris e Donald Trump, secondo un sondaggio pubblicato oggi dal centro di ricerca Marist, con la democratica in lieve vantaggio in tutti e tre. (StrettoWeb)