Disastro ferroviario di Pioltello: una sola condanna e otto assoluzioni, tra cui Rfi. Le lacrime dei manager
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Milano – A oltre 7 anni dalla tragedia, è arrivata la sentenza di primo grado del processo scaturito dopo il disastro ferroviario del 18 gennaio 2018 di Pioltello, in cui morirono tre donne – Ida Milanesi di Caravaggio (Bergamo), Pierangela Tadini di Misano Gera d’Adda (Bergamo) e Giuseppina Pirri di Capralba (Cremona) – alle quali si aggiungono un centinaio di passeggeri feriti. Il collegio della quinta sezione penale del Tribunale di Milano, dopo oltre tre ore di camera di consiglio, ha emesso una condanna e otto assoluzioni. (IL GIORNO)
Ne parlano anche altre testate
«Non è andata come ci aspettavamo, siamo molto dispiaciuti e amareggiati». (L'Eco di Bergamo)
Tra le lamiere del convoglio morirono tre persone: Pierangela Tadini, Giuseppina Pirri e Ida Maddalena Milanesi. (Today.it)
La strage ferroviaria di Pioltello non è avvenuta per colpa degli operai manutentori, ma nemmeno dei vertici di Rete ferroviaria italiana, che pure hanno cercato di scaricare le responsabilità sugli stessi operai. (il manifesto)
E ieri, oltre quattro ore di camera di consiglio, prima di un pronuncia di assoluzione per quasi tutti gli imputati: tutti i manager assolti, perché, in sintesi, non ci sono prove di condotte commissive o omissive in relazione al giunto rotto, causa del disastro, né prove dell’informazione sulla scarsa manutenzione. (IL GIORNO)
Le tensioni nel governo sul cosiddetto «decreto bollette», che Giorgia Meloni ha bloccato provocando l’irritazione del ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti. La protesta di giornali e artisti in Gran Bretagna contro la proposta di legge che modifica il copyright per agevolare le esigenze che si occupano di intelligenza artificiale e che necessitano di dati per allenare i loro modelli. (Corriere della Sera)
Solo una condanna, a 5 anni e 3 mesi, per Marco Albanesi, che guidava l’Unità manutentiva di Brescia. Tanta rabbia e amarezza per un finale che da tempo temevano fosse già scritto. (Corriere Bergamo - Corriere della Sera)