La cupola di San Pietro si spegne per l’Earth Hour

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Anche quest’anno, la cupola di San Pietro ha aderito all’Earth Hour, l’iniziativa globale promossa dal Wwf per accendere i riflettori sui cambiamenti climatici e sull’eccessivo consumo energetico. Alle 20.30 di sabato 22 marzo, pochi minuti dopo la conclusione del Rosario per la salute di Papa Francesco, celebrato sul sagrato della basilica, le luci che solitamente illuminano uno dei simboli più riconoscibili della cristianità si sono spente, lasciando spazio a un’ora di buio simbolico. Un gesto che, seppur apparentemente semplice, vuole richiamare l’attenzione su temi urgenti come la crisi climatica e la siccità, fenomeni sempre più interconnessi e devastanti.

Non è stata solo la cupola vaticana a partecipare all’evento. A Roma, anche il Colosseo, icona indiscussa del patrimonio storico e culturale italiano, ha spento le sue luci per sessanta minuti. Un’immagine potente, quella dell’anfiteatro avvolto nel buio, che ha unito idealmente milioni di persone in tutto il mondo, tutte impegnate a riflettere sulla fragilità del Pianeta. Allo stesso modo, il Senato della Repubblica ha aderito all’iniziativa, spegnendo l’illuminazione della facciata e del cortile interno di Palazzo Madama.

L’Earth Hour, giunta alla sua diciannovesima edizione, non è solo un momento di riflessione, ma anche un’azione concreta che trascende confini geografici e culturali. Passeggiando per le città coinvolte, dalle capitali europee ai piccoli centri, è stato possibile osservare come palazzi istituzionali, monumenti e abitazioni private abbiano scelto di partecipare a questo “blackout” volontario. Un gesto che, seppur simbolico, rappresenta un monito contro lo spreco energetico e un invito a ripensare le proprie abitudini quotidiane.

L’evento, nato nel 2007 a Sydney, ha ormai assunto una dimensione globale, coinvolgendo oltre 190 Paesi. Ogni anno, milioni di persone si uniscono per spegnere le luci, dimostrando che la lotta alla crisi climatica richiede un impegno collettivo. Non si tratta solo di ridurre i consumi energetici, ma di promuovere un cambiamento culturale che ponga al centro la sostenibilità e la tutela delle risorse naturali.