Scontri a Bologna, tensioni e polemiche
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A Bologna, la situazione è degenerata in scontri violenti tra gruppi di estrema destra e antagonisti, con il sindaco Matteo Lepore che ha puntato il dito contro il governo per aver autorizzato la manifestazione di Casa Pound e della Rete dei Patrioti. Durante il corteo, che ha visto la partecipazione di circa 1.200 antagonisti e 200 anarchici, si sono verificati momenti di alta tensione, culminati negli scontri in Montagnola, dove dieci agenti del Reparto mobile sono stati sopraffatti da centinaia di manifestanti.
Il prefetto di Bologna aveva inizialmente vietato la presenza dei neofascisti in piazza XX Settembre, decisione poi smentita, causando ulteriore confusione e disordini. Il sindacato di polizia Silp Cgil ha rivelato che, durante il corteo, uno dei leader dei movimenti di estrema destra dava ordini ai funzionari, alimentando le polemiche sulla gestione dell'ordine pubblico.
Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all'Università di Bologna, ha espresso preoccupazione per il contesto interno e internazionale, sottolineando l'assenza della sinistra e la mancanza di soluzioni visibili a Gaza e in Ucraina. Il sindaco Lepore, criticando il governo, ha dichiarato: "Mi chiedo come sia possibile ancora una volta che Bologna non venga rispettata", rivolgendosi al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai leader del centrodestra.
Gli scontri hanno portato al ferimento di tre agenti, con il sindaco che ha accusato il governo di aver inviato "300 camicie nere" a Bologna, aggravando ulteriormente la situazione.