Ammessi in giudizio i malati che si oppongono sl suicidio assistito
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/Picariello «Mi piacerebbe uno Stato che dicesse che la mia vita è importante e la difende da tutti, anche da me. Non si può fare affidamento sulla mia volontà nel momento di debolezza. L'autodeterminazione è viziata dal dolore e anche dal peso che sentiamo di essere sulle spalle delle nostre famiglie». Nel Palazzo della Consulta la testimonianza estremamente forte di una persona estremamente debole. (Avvenire)
La notizia riportata su altre testate
Per l'Avvocatura dello Stato, intervenuta in giudizio in rappresentanza della presidenza del Consiglio, la questione legata dal gip di Milano sull'articolo 580 del codice penale va dichiarata "inamissibile o manifestamente infondata". (La Gazzetta del Mezzogiorno)
C'è attesa per la decisione della Consulta chiamata a esprimersi nelle prossime ore (e per la quarta volta) sul fine vita . La Corte costituzionale dovrà sciogliere i dubbi di costituzionalità sollevati dal Tribunale di Milano sull' articolo 580 del Codice penale nella parte in cui prevede «la punibilità della condotta» per chi aiuta al suicidio medicalmente assistito una persona affetta da una patologia irreversibile, ma non tenuta in vita attraverso trattamenti di sostegno vitali . (Il Sole 24 ORE)
Ieri però nell’aula della Consulta, dove si discuteva delle azioni di disobbedienza civile compiute da Marco Cappato, che nel 2022 accompagnò in Svizzera Elena Altamira, paziente oncologica, e Romano Noli, affetto da Parkinson, non “tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale classica… (la Repubblica)

La Corte Costituzionale è tornata ieri a occuparsi di aiuto al suicidio. È la quarta volta. C’è un altro processo in sospeso, a Milano, con imputati che hanno violato l’art. 580 del codice penale (c’è persino l’autodenuncia) e il giudice dubita che quella norma non sia giusta; e dunque a Roma si deve svolge una fase “incidentale” per stabilire se quella norma vale o non vale. (Avvenire)
Nel 2019 sul caso Cappato-Dj Fabo la Consulta stabilì che l’assistenza al suicidio non è perseguibile penalmente in presenza quattro requisiti: una patologia irreversibile, la capacità di intendere e volere del paziente, l’esperienza di una sofferenza intollerabile e la necessità che il paziente dipenda da trattamenti di sostegno vitale. (TGR Lombardia)
“Non si può non tenere conto della sentenza 135 della Corte costituzionale nell’ambito del caso, nato dall’autodenuncia di disobbedienza civile di Cappato, dibattuto oggi a Palazzo della Consulta, giudici relatori Viganò e Antonini”. (Il Fatto Quotidiano)