Toti lascia dopo 80 giorni. "La Liguria torna al voto"

Toti lascia dopo 80 giorni. La Liguria torna al voto
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il Giornale INTERNO

Ottanta giorni dopo l'arresto del 7 maggio con l'accusa di corruzione, ieri mattina Giovanni Toti ha rassegnato le sue dimissioni «irrevocabili» da governatore della Liguria. Una scelta sofferta, ma a cui è arrivato rapidamente negli ultimi giorni, quando si è trovato stretto tra la tenaglia della Procura di Genova, con la notifica della seconda ordinanza di misura cautelare, e la freddezza percepita da certi alleati del suo centrodestra. (il Giornale)

Se ne è parlato anche su altre testate

"Quando siamo entrati in consiglio regionale con la nostra lista - spiega l'ex giornalista del Fatto quotidiano ed ex candidato governatore del centrosinistra - avevamo l'obiettivo di fare in modo che finisse il 'totismo' e oggi sento che abbiamo vinto perché è finito un modo di fare una politica dove gli interessi di chi finanzia vengono prima dei cittadini". (Liberoquotidiano.it)

Dopo la conferenza stampa dell'assessore Giacomo Giampedrone, il presidente ad interim Alessandro Piana si affida a un breve comunicato: "La giunta regionale della Liguria ringrazia sentitamente Giovanni per l'importante lavoro svolto in questi anni e si augura che possa ritrovare quanto prima la giusta libertà personale e familiare. (IVG.it)

La decisione è presa: Giovanni Toti potrebbe dimettersi da governatore della Liguria già nelle prossime ore. (Corriere della Sera)

La resa di Toti e il destino delle tre destre

Giovanni Toti ha formalizzato con una lettera le sue “dimissioni irrevocabili” dalla presidenza della Regione Liguria. ... (Gazzetta Matin)

A consegnare la lettera all'ufficio protocollo della Regione Liguria è stato l'assessore Giacomo Raul Giampedrone, delegato dallo stesso governatore. Il governatore Giovanni Toti ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico. (il Giornale)

La resa di Toti, che si dimette dopo aver scagliato idealmente la stampella contro magistrati e alleati, ha un vago sapore allegorico e quasi oracolistico per una destra italiana troppo convinta della sua invincibilità. (la Repubblica)