Zuckerberg e la resa definitiva a Trump (e Musk): cosa c'è dietro la fine del fact-checking negli Usa e cosa succederà in Europa
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Ironia della sorte: la prima notizia etichettata come potenzialmente falsa da Facebook, nel 2017, riguardava Donald Trump (e una fantomatica fuga di notizie causata dal suo smartphone). Ieri, alla vigilia del secondo mandato del tycoon alla Casa Bianca e nel tentativo ormai esplicito di riposizionarsi al fianco del neopresidente, Mark Zuckerberg ha annunciato una serie di modifiche alle politiche di moderazione dei contenuti sulle sue piattaforme. (Corriere della Sera)
Su altri giornali
Quella di Mark Zuckerberg è una profonda metamorfosi che nessuno, fino a due mesi fa, si aspettava: da alfiere della cultura liberal si è trasformato in un nuovo Elon Musk, libertario e vicino alle posizioni della destra estrema e del presidente eletto Donald Trump (ilmessaggero.it)
Per iscriversi cliccare qui. Mark Zuckerberg ha annunciato che applicherà a Facebook quello che possiamo battezzare "l'algoritmo Musk-Trump" e che si può riassumere in poche parole: ognuno potrà dire quello che vuole (tranne contro Musk e soprattutto contro Trump che aveva minacciato di far marcire lo stesso Zuckerberg in prigione se avesse interferito con la sua elezione. (Corriere della Sera)
Tutto il resto avrà libertà assoluta di circolazione, con il rischio che le piattaforme del gruppo diventino – più di quanto già non siano, a dirla tutta – degli sfogatoi senza limiti e senza alcuna garanzia di rispetto reciproco. (Vanity Fair Italia)
"La libertà di espressione è al centro del Digital Services Act (Dsa), che stabilisce le regole per gli intermediari online per contrastare i contenuti illegali, salvaguardando la libertà di espressione e d'informazione online: nessuna disposizione del Dsa obbliga gli intermediari online a rimuovere i contenuti leciti". (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Al di là di tutte le ragioni possibili che potrebbero aver spinto Mark Zuckerberg a rivedere la gestione della moderazione in casa Meta, si possono fare delle ipotesi, in qualche caso molto fondate, su cosa potrebbe accadere ora nell’ecosistema social e, soprattutto, su come conviene recepire l’andazzo da un punto di vista di investimenti sul comparto della pubblicità. (L'HuffPost)
Il gruppo Meta (Facebook, Instagram e Whatsapp) ha esentato alcuni dei suoi principali inserzionisti dal consueto processo di controllo dei contenuti. Lo rivelano documenti interni del 2023 di cui il Financial Times ha preso visione secondo i quali la società proprietaria di Facebook e Instagram ha introdotto una serie di “tutele” per “chi spende molto”. (Il Fatto Quotidiano)