La frenata di Musk dopo gli attacchi: “Non volevo ledere la vostra sovranità”
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Roma — È il giorno della frenata. Diplomatica, obbligata, chissà quanto duratura. È il frutto della telefonata tra Giorgia Meloni ed Elon Musk, che risale a mercoledì scorso. Ed è figlia dell’intervento di Sergio Mattarella, che ha sempre garantito un’alleanza solida con gli Stati Uniti e che però non ha esitato stavolta a bacchettare il multimiliardario per l’ingerenza a danno della magistratura… (la Repubblica)
Ne parlano anche altri media
(Adnkronos) – “Mi fa sorridere la sinistra che si straccia le vesti dopo aver chiesto a Olaf Scholz di dire come votare o aver chiesto alla Commissione europea di sanzionare l’Italia…”. “Tra le tante imprese portate a casa da Elon Musk c’è pure quella di far rivendicare la sovranità nazionale alla sinistra: credo sia più difficile che andare su Marte”, ironizza. (CremonaOggi)
Immancabile la domanda della stampa Energia, transizione green, fame e povertà: tutti i dossier caldi del pianeta passando per le polemiche dell'attualità politica nazionale. (Secolo d'Italia)
Poi il monito “bisognerebbe darci tutti una mano” Per Meloni ogni occasione è buona per provare a screditare l’esecutivo, mentre è arrivato il momento di riconoscere che questo è un governo di destra, ma responsabile e con senso dello Stato. (Sky Tg24 )
Da più di quarantottore ore ormai, gli indignati della sinistra nostrana non riescono a smettere di giocare all’assalto verbale di X, il vecchio Twitter, e del suo proprietario nonché braccio destro del tycoon, Elon Musk. (il Giornale)
Nel punto stampa a Rio de Janeiro, a margine dei lavori del G20, la premier Giorgia Meloni si concede al fuoco (Secolo d'Italia)
Certo, l’esercizio del proprio ruolo di garante da parte del Presidente della Repubblica ha fatto masticare amaro quanti, a destra, si disponevano a fare a gara per chi meglio cavalca l’onda statunitense, che promette di travolgere tutto a suon di ordini esecutivi basati su un consenso elettorale soi disant plebiscitario. (il manifesto)