Ferrari torna a vincere a Imola dopo mezzo secolo, dominando il WEC con Pier Guidi, Giovinazzi e Calado
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Imola, teatro di glorie e sconfitte, ha regalato alla Ferrari una vittoria che mancava dal 1973, quando il circuito ancora non portava il nome di Enzo e Dino Ferrari. Quella di ieri non è stata una semplice affermazione, ma una riscossa, un modo per cancellare i fantasmi del passato. Proprio dodici mesi fa, infatti, il Cavallino aveva visto sfumare il successo per una serie di errori imperdonabili; quest’anno, invece, la 499P numero 51 ha scritto una pagina di storia, guidata da un trio impeccabile: Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado.
La gara, inserita nel calendario del FIA World Endurance Championship, è stata una lotta senza esclusione di colpi, con sorpassi, strategie azzardate e un finale che ha tenuto col fiato sospeso i tifosi accalcati lungo le tribune. Partiti dalla pole position – ottenuta grazie a un giro perfetto nelle qualifiche – i tre piloti hanno mantenuto il controllo della corsa, resistendo agli assalti di BMW e Toyota, rivali sempre insidiosi. Pier Guidi, autore dell’ultima frazione, ha chiuso l’opera con una guida magistrale, trasformando in trionfo quella che già si annunciava come una giornata speciale.
Quella di Imola non è una vittoria isolata. Dopo il successo in Qatar, la Ferrari consolida la sua leadership sia nella classifica costruttori che in quella piloti, dimostrando una competitività che la F1, in questo momento, non riesce a eguagliare. Mentre la monoposto arranca tra problemi di affidabilità e scelte strategiche discutibili, la 499P del WEC sembra aver trovato il giusto equilibrio, unendo potenza, aerodinamica e un lavoro di squadra che fa la differenza nelle gare di endurance.
Non tutto, però, è roseo per il team italiano. In LMGT3, la delusione più amara arriva da Valentino Rossi, che non è riuscito a replicare le prestazioni viste nelle prove libere, finendo fuori dal podio nonostante i tentativi di rimonta. Un risultato che lascia qualche amarezza, anche se non intacca l’entusiasmo per il trionfo nella categoria regina.