Il gelo di Palermo sui gazebo di Salvini: la Lega resta sola

Il gelo di Palermo sui gazebo di Salvini: la Lega resta sola
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La Repubblica INTERNO

La Lega chiama, Palermo non risponde. E non rispondono, sebbene non interpellati apertamente, neanche gli alleati: nessuno degli esponenti del centrodestra siciliano ha sentito l’esigenza di scendere in piazza per manifestare solidarietà al vicepremier sotto processo. Soli ai gazebo ieri, ma di nuovo al fianco dei partiti della coalizione questa mattina a Palermo per celebrare i due anni del gove… (La Repubblica)

La notizia riportata su altri media

In mezzo c’erano loro, i quattro ministri (Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Valditara, Roberto Calderoli e Alessandra Locatelli) e i parlamentari della Lega (una novantina quelli presenti) chiamati a una manifestazione di solidarietà con il loro leader Matteo Salvini sotto processo per il caso Open Arms (non c’erano, invece, né i governatori, da Luca Zaia ad Attilio Fontana, né il generale Roberto Vannacci). (Corriere della Sera)

Open Arms, la Lega in piazza rivendica i porti chiusi. Ma in aula Bongiorno racconta un’altra storia A Palermo, durante l’udienza del processo Open Arms dedicata all’arringa difensiva in favore di Matteo Salvini, si è svolto un sit in della Lega. (Fanpage.it)

Il venerdì prima di Natale scoprirò se per i giudici di Palermo sono colpevole di sequestro di persona perchè ho bloccato gli sbarchi di clandestini o se sono semplicemente una persona che ha fatto il suo lavoro e ha difeso il suo Paese”. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

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«Sono qui primo perché ero al governo con lui in quel momento, secondo perché sono della Lega come lui», si è limitato a dire Giancarlo Giorgetti, facendo riferimento alle delega che aveva nel Conte Uno, proprio quando i 147 migranti soccorsi dalla Open Arms furono tenuti in mare per 19 giorni dal divieto allo sbarco imposto dall’allora ministro degli Interni Salvini, finito per questo sotto processo con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. (il manifesto)

Che l’arringa in difesa di Matteo Salvini (imputato di rifiuto di atti d’ufficio e sequestro di persona, per il quale i pubblici ministeri hanno chiesto la condanna a sei anni di pena) sia soprattutto un atto d’accusa contro Open Arms (l’organizzazione non governativa spagnola che recupera migranti in mare, parte civile nel processo) si capisce dalle prime battute dell’intervento di Giulia Bongiorno. (Corriere Roma)

Un uomo si avvicina al gazebo leghista e inveisce: «Che si faccia processare» urla e viene lentamente allontanato dai supporter del segretario. (Corriere TV)