Un nuovo dibattito sul manifesto di Ventotene, tra polemiche e memoria storica
Articolo Precedente
Articolo Successivo
A ottantuno anni dalla sua prima stesura, il Manifesto di Ventotene torna al centro del dibattito politico, non per una riflessione sul suo attualissimo messaggio federalista, ma per le strumentali polemiche sollevate dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Quello che Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni scrissero nel 1944 – confinati dal regime fascista nell’isola pontina – viene oggi ridicolmente distorto, mentre proprio nelle aule parlamentari della Repubblica nata dalla Resistenza si tenta di sminuirne il valore.
Non a caso, in occasione dell’anniversario dei Trattati di Roma, esponenti dell’opposizione e associazioni europeiste hanno reso omaggio alla targa commemorativa di Spinelli in via Uffici del Vicario, luogo simbolo dove sorge oggi un’ala della Camera. Pier Virgilio Dastoli, storico collaboratore di Spinelli e presidente del Movimento Europeo, ha sottolineato con amarezza che le parole di Meloni non stupirebbero l’autore del Manifesto, il quale, nonostante le avversità, avrebbe continuato la sua battaglia per un’Europa unita e antifascista.
La spaccatura nel governo sulla politica estera, del resto, è emersa con chiarezza, come ha evidenziato il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova, denunciando l’incapacità dell’esecutivo di difendere gli interessi italiani in Europa, nonostante gli appelli del presidente Mattarella. Intanto, Laura Boldrini ha ricordato che il Manifesto nacque proprio in opposizione al nazionalismo fascista, sottolineando come Meloni ne abbia volutamente ignorato il cuore pacifista e sovranazionale.