Abolizione del test di Medicina, preoccupazioni e sfide

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SALUTE

L'abolizione del test di ingresso per la facoltà di Medicina, proposta dalla ministra Anna Maria Bernini, ha suscitato un acceso dibattito tra i rettori delle università italiane. La riforma prevede l'eliminazione del tradizionale test di ammissione, sostituendolo con un semestre ad accesso libero. Al termine di questo periodo, l'accesso ai corsi sarà regolato in base ai crediti formativi e alla posizione in una graduatoria nazionale.

I rettori esprimono preoccupazione per la sostenibilità economica del sistema, l'accoglienza e la formazione adeguata degli studenti, nonché la tutela delle professioni sanitarie. Secondo il presidente del comitato di direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Statale di Milano, senza investimenti adeguati in spazi, strumenti e docenti, il successo della riforma è a rischio. La qualità dell'insegnamento nel primo semestre potrebbe risentire dell'aumento del numero di iscritti, compromettendo l'efficacia del nuovo sistema.

L'associazione Giovani Medici, rappresentata dal presidente Antonio Cucinella, critica la proposta, sostenendo che non servono più laureati, ma professionisti nel settore pubblico. La riforma, secondo Cucinella, rischia di peggiorare l'attuale sistema, aumentando il numero di studenti senza garantire una formazione adeguata e un inserimento efficace nel mondo del lavoro.

La Conferenza dei rettori, riunita in assemblea mensile, ha sollevato tre questioni principali: la sostenibilità economica del sistema, l'accoglienza e la formazione degli studenti, e la tutela delle professioni sanitarie.