Export di silenzio: gli affari con l’Iran prevalgono sui diritti delle donne
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In Iran l’obbligo dell’hijab si è trasformato accorra una volte in un campo di battaglia per la libertà. Le donne che osano sfidare la morale imposta rischiano non solo multe salatissime e frustate ma anche la reclusione e, in alcuni casi, la pena di morte. La legge della repressione: in Iran l’hijab come arma di controllo La nuova legge, approvata recentemente con il nome ipocrita di “Protezione della famiglia tramite la promozione della castità e dell’hijab”, rappresenta il culmine di una strategia repressiva che ha radici profonde nel regime. (LA NOTIZIA)
La notizia riportata su altre testate
Con l’ascesa al potere di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) in Siria, le conseguenze per le donne si prospettano particolarmente significative. Sebbene il gruppo cerchi di presentarsi come un governo legittimo, disposto a fornire servizi di base e a stabilire una struttura amministrativa, mantiene una visione profondamente conservatrice del ruolo femminile nella società. (IlSudest)
Lo riferisce l'agenzia Irna citando il membro del Consiglio di amministrazione del Parlamento Alireza Salimi che ha spiegato che il governo presenterà all'Assemblea un disegno di legge modificato. (Italia Oggi)
In Iran il 30 novembre scorso è stato pubblicato il testo di una legge ancora più restrittiva e punitiva nei confronti delle donne. Il 28 novembre il Parlamento europeo aveva adottato una risoluzione di condanna della crescente e sistematica repressione dei diritti umani delle donne in Iran. (Il Dubbio)
In Iran il 13 dicembre doveva entrare in vigore l’annunciata Legge per la protezione della famiglia tramite la promozione della cultura della castità e dell’hijab, che prevede persino frustate e pena di morte per chi si opponga all’obbligatorietà del velo. (Il Fatto Quotidiano)
Di cosa voleva riappropriarsi la gente che, rischiando la vita, manifestava per le strade dell’Iran? Della «giovinezza rubata, delle vite non vissute, delle gioie represse» rispondeva il sociologo e scrittore irano-americano Asef Bayat, in un’intervista pubblicata un mese dopo l’inizio del movimento «Donna, vita, libertà». (Il Sole 24 ORE)
Attore e regista molto famoso nel suo Paese, oggi rifugiato in Italia, Khatibi ha raccontato la lotta per i diritti e la democrazia del suo popolo in un momento in cui la resistenza di attiviste e attivisti continua: “Ogni giorno anche le forme di lotta cambiano. (Sky Tg24 )