Meloni e Vance a palazzo Chigi, l’Ue plaude ai «ponti» con Trump ma sui dazi il nodo resta
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Visibilmente a suo agio, in completo rosa e con un sorriso che tradisce una certa soddisfazione, Giorgia Meloni ha ricevuto oggi a palazzo Chigi il vicepresidente americano J.D. Vance. L’incontro, molto meno formale rispetto alla prova di giovedì alla Casa Bianca – quando la premier si è confrontata con i giornalisti accanto a Donald Trump – ha confermato, senza troppe sorprese, il ruolo dell’Italia come interlocutore privilegiato dell’amministrazione statunitense. Vance, che a Roma ha in agenda anche un colloquio con i vertici vaticani, è lo stesso volto già presente nell’incontro di Washington, quasi a ribadire una continuità tra le due sponde dell’Atlantico.
Se da una parte l’opposizione italiana ha bollato l’incontro come «pura scenografia», e alcuni esponenti della maggioranza hanno esagerato nei toni trionfalistici, è significativa la reazione arrivata ieri dalla Commissione Ue. Fonti non ufficiali di Bruxelles hanno definito «utile» il dialogo tra Meloni e Trump, riconoscendone il valore nel «costruire ponti», pur nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali. Un giudizio che, seppure cautamente positivo, non cancella però le divergenze concrete, a cominciare dalla questione dei dazi, rimasta inevasa nonostante i proclami di collaborazione.
Sui social, la premier ha postato un video dell’incontro con Vance, montato con effetti enfatici e accompagnato da un messaggio che esalta il «dialogo» tra Italia e Stati Uniti. Ma al di là delle immagini, ciò che conta sono i dossier sul tavolo, a partire dalle misure protezionistiche che potrebbero colpire le esportazioni europee, comprese quelle italiane. Se Vance ha ribadito l’intenzione di «rafforzare la partnership», i dettagli operativi restano vaghi, lasciando spazio a un negoziato che dovrà fare i conti con interessi economici contrapposti.