Curarsi o morire? La legge deve schierarsi

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Avvenire INTERNO

L'aula del Senato. A Palazzo Madama si sta discutendo il progetto di legge sul suicidio medicalmente assistito Sono passati quasi sette anni dalla prima decisione con cui la Corte costituzionale ha aperto la strada al suicidio assistito, invitando il Parlamento a disciplinare la materia. Nel corso di due legislature si sono susseguite quattro maggioranze parlamentari diverse. Eppure, nessuna iniziativa legislativa è giunta in porto. (Avvenire)

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Tre attivisti dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, Felicetta Maltese e Chiara Lalli, saranno processati per aiuto al suicidio. La gip di Firenze, Agnese Di Girolamo, ha infatti respinto la richiesta di archiviazione presentata sul caso dalla Procura e ha disposto l’imputazione coatta, affermando che Scalas non sarebbe stato mantenuto in vita da «trattamenti di sostegno vitale», uno dei quattro criteri richiesti dalla giurisprudenza italiana per considerare non punibile l’aiuto al suicidio. (L'INDIPENDENTE)

«Non c'è un diritto al suicidio né un obbligo dei medici di concorrere a una volontà suicidaria». È la posizione espressa dall'avvocato dello Stato, Ruggero Di Martino, in Aula davanti alla Consulta durante l'udienza pubblica sul fine vita. (ilmessaggero.it)

Tra le voci contrarie c’è quella di Lorenzo Moscon, 31 anni, affetto da triplegia spastica dalla nascita. Oggi la Corte Costituzionale torna a discutere la punibilità di chi aiuta al suicidio una persona malata ma non tenuta in vita da trattamenti vitali, nel procedimento "Cappato ter". (leggo.it)