Generali nel mirino: il terzo polo punta su Trieste
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Il mercato ha accolto con favore l'operazione che ha visto il Monte dei Paschi di Siena (Mps) passare sotto il controllo del terzo polo bancario, formato da Banco Bpm, Anima e gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio. Questa cordata ha rilevato il 15% delle azioni di Mps, cedute dal Tesoro per 1,10 miliardi di euro, rispettando così l'accordo con la Commissione europea per la privatizzazione entro il 2024.
L'operazione, che ha permesso allo Stato di alleggerirsi di un peso, è stata benedetta dal mercato, che ha visto in essa un'opportunità di stabilità e crescita per il settore bancario italiano. Tuttavia, l'ente territoriale di riferimento ha chiesto chiarezza sul futuro di Mps e un'interlocuzione puntuale con gli enti locali, in vista dei possibili cambiamenti negli assetti e nelle strategie future.
Il terzo polo, che vede al centro l'ingegnere romano Caltagirone e Milleri (Del Vecchio), si è rafforzato grazie alla dote accumulata con Mediobanca e Generali. La gestione di Mps, affidata al tandem Lovaglio-Bai, ha portato a risultati positivi, con Lovaglio che ha dimostrato la sua competenza già in Unicredit e Credito Valtellinese, e Bai che ha dedicato tutta la sua carriera a Mps, partendo da semplice impiegato fino a diventare vicedirettore generale.
In questo contesto, il governo ha potuto mettere Mps in mani amiche, garantendo una gestione solida e competente.