Il Mossad dietro all'esplosione dei cercapersone? La tattica di Israele (che potrebbe aver sprecato una carta) e il precedente dei dispositivi manipolati della ditta di Milano

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Le azioni del Mossad sono sempre seguite da un intreccio di versioni, storie più o meno verosimili. È lo schermo di protezione ma anche un atto di guerra psicologica per sfruttare la «confusione» nel campo avversario. È stato così per le eliminazioni del padre dell’atomica iraniana Mohsen Fakrizadeh (mitragliatrice telecomandata), dell’esponente di Hamas Ismael Haniyeh (missile o bomba?), del dirigente dell’Hezbollah Fuad Shukr (raid aereo). (Corriere della Sera)

Se ne è parlato anche su altri media

Principale indiziato è Israele, che però non commenta. Gli esperti concordano: un attacco senza precedenti, ma forse non così sofisticato dal punto di vista tecnologico, quello che ha fatto esplodere i cercapersone («pager») di migliaia di agenti di Hezbollah martedì pomeriggio. (Il Sole 24 ORE)

Lo ha annunciato lo stesso gruppo sostenuto dall'Iran. Nasrallah parlerà alle 17:00 locali (le ore 16 in Italia) di giovedì in un discorso che affronterà "gli ultimi sviluppi", ha affermato Hezbollah. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

In attesa di dare il via alle operazioni di terra oltre il confine libanese, Israele scatena la sua “cyber war” contro Hezbollah. La batteria del cercapersone che i miliziani di Hezbollah portano nelle tasche o alla cintura esplode violentemente. (ilmessaggero.it)

Esplosione dei cercapersone, lo choc (e l'imbarazzo) dei miliziani di Hezbollah. E Nasrallah è sopravvissuto per caso

Il commento dell'esperto di cybersicurezza Stefano Zanero, docente di Ingegneria informatica del Politecnico di Milano. Un'esplosione simultanea dei cercapersone di centinaia di miliziani di Hezbollah in Libano ha causato otto vittime e quasi 3.000 feriti. (Fanpage.it)

"Era una situazione in cui si rischiava di perdere le capacità non utilizzate", ha dichiarato un funzionario statunitense illustrando le ragioni che hanno spinto Israele a compiere l'attacco ieri. (Adnkronos)

E i telefonini han preso a squillare. «C’è un’emergenza», ha detto il ministro della Salute, Firass Abiad. Il premier libanese Najib Miqati aveva appena aperto la riunione del martedì. (Corriere della Sera)