Mandato della CPI contro Netanyahu, che succede ora?
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Di: pon La Corte penale internazionale ha accolto la richiesta del procuratore Karim Khan e spiccato giovedì mandati d’arresto nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu, dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant e del capo del braccio armato di Hamas, Mohamed Deif, che è però molto probabilmente deceduto (l’esercito israeliano ne aveva annunciato l’uccisione nei mesi scorsi). Significa che ora verranno arrestati e processati? Ecco le principali domande e risposte. (RSI Radiotelevisione svizzera)
Su altre fonti
A dare la notizia è stato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa bianca, che ha ribadito il sostegno incondizionato degli Usa a Israele, e ha definito l’iniziativa della Corte come politicamente motivata. (il manifesto)
(Adnkronos) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto commenta oggi a Porta a Porta, in onda stasera su RaiUno, la sentenza della Corte Penale Internazionale, che ha emesso un mandato di arresto contro il premier Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, ex ministro della Difesa israeliano. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)
Al centro delle decisioni c'è la guerra di Gaza: i giudici sostengono che Israele abbia provocato e usato la fame come metodo di guerra e con i suoi attacchi contro i civili nella Striscia di Gaza abbia commesso crimini di guerra. (ilmessaggero.it)
Crimini di guerra e contro l’umanità». «Hanno usato la fame come arma, compiuto attacchi diffusi e sistematici, persecuzioni e atti disumani contro i civili di Gaza. (la Repubblica)
La Corte penale internazionale ha accusato il premier israeliano, l'ex ministro della Difesa e i membri di Hamas di crimini di guerra e contro l'umanità. Dura la critica da parte di Israele Di Euronews (Euronews Italiano)
Dopo due giorni di trattative serrate nella capitale libanese l'inviato dell'amministrazione Biden, Amos Hochstein, è in Israele per vedere prima il ministro Ron Dermer, il più stretto collaboratore di Benyamin Netanyahu, e poi lo stesso premier. (la Repubblica)