Commemorazione Covid, il ricordo commosso della Bergamasca
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A cinque anni dal picco della pandemia, i paesi della Bergamasca hanno vissuto una giornata di intensa commemorazione per le vittime del Covid-19, un momento che ha unito dolore e riflessione in un silenzio carico di significato. Da Alzano Lombardo a Nembro, passando per San Giovanni Bianco, Clusone, Castelli Calepio e Albino, le comunità si sono fermate per ricordare chi non c’è più, in una serie di iniziative che hanno toccato il cuore di chi ha partecipato.
Ad Alzano Lombardo, dove il virus aveva colpito con particolare ferocia, la commemorazione si è svolta in Piazza Italia, luogo simbolo di un paese che ha pianto 139 morti. Un numero che, letto oggi, riporta alla mente immagini di ospedali al collasso, di bare trasportate dai militari, di un’emergenza che sembrava non avere fine. La piazza, gremita di persone, ha ospitato un momento di preghiera e raccoglimento, con i nomi delle vittime letti uno dopo l’altro, come a restituire loro un’identità che il virus aveva brutalmente cancellato.
A Clusone, invece, la memoria si è tradotta in una fiaccolata silenziosa, organizzata dal Comune e dalle parrocchie locali. Il corteo, partito da cinque punti diversi della cittadina, ha visto centinaia di persone convergere verso il cimitero, dove le fiaccole hanno illuminato il buio della notte. Alle 21 in punto, i 160 rintocchi della campana “Fanzaga”, custodita nella Chiesa della Crocetta, hanno scandito il ricordo di altrettante vittime. Quella campana, che risuona solo in occasioni particolari, ha dato voce a un dolore ancora vivo, mentre i partecipanti si stringevano in un silenzio carico di emozione.
Anche la Valle Brembana ha voluto fare la sua parte, con iniziative che hanno coinvolto diverse località. Qui, come altrove, il ricordo è stato accompagnato da momenti di preghiera e riflessione, in cui il passato è sembrato riaffiorare con tutta la sua drammaticità. Le parole del sindaco di Aosta, Gianni Nuti, pronunciate davanti alla lapide che ricorda le vittime della pandemia, hanno aggiunto un ulteriore strato di significato: «L’uomo non ha approfittato della fine del virus per vivere una stagione di libertà e creatività, ma ha cercato una nuova prigionia». Una riflessione amara, che invita a interrogarsi non solo sul passato, ma anche sul presente e su come la società abbia reagito a un evento che ha segnato profondamente il nostro tempo.