Gisèle Pelicot, condannato a 20 anni il marito che drogava e faceva stuprare la moglie. I sostenitori della donna: «La giustizia si vergogni»

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La giustizia francese ha condannato Dominique Pelicot alla pena massima, 20 anni di reclusione, per aver drogato, violentato e fatto violentare da sconosciuti per un decennio sua moglie. Gisèle Pelicot era presente in Aula per la sentenza, insieme con i suoi tre figli. Dichiarati tutti colpevoli i suoi 50 coimputati, che hanno fra i 27 e i 74 anni: per loro le pene vanno dai 3 ai 20 anni. Termina così lo storico processo per stupro seriale durato quattro mesi e diventato un simbolo della violenza contro le donne. (ilgazzettino.it)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Tra loro, scrive il quotidiano francese Le Monde, 41 verranno effettivamente incarcerati, 3 saranno sottoposti a misure di custodia cautelare e 6 torneranno a piede libero per le riduzioni di pena previste o per via del periodo già passato in detenzione. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

ANSA (Avvenire)

Avignone, 19 dic. Gisèle Pelicot, una pensionata sconosciuta, abituata a una vita tranquilla, è diventata un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, ribaltando la narrazione comune in cui a nascondersi spesso sono quelle che gli abusi li hanno subiti. (il Dolomiti)

A porte aperte: la presa di parola delle donne

"Ho voluto, aprendo le porte di questo processo il 2 settembre scorso, che la società potesse appropriarsi di questi dibattiti. Ora ho fiducia nella nostra capacità collettiva di costruire un futuro in cui ognuno, donna e uomo, possa vivere in armonia, nel rispetto e nella comprensione reciproca". (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Delusione, amarezza e anche rabbia. Il Tribunale di Avignone ha emesso un verdetto che agli occhi di alcuni sembra essere lontano dalla giustizia. (Il Fatto Quotidiano)

«Quando ho scelto di aprire le porte di questo processo il 2 settembre scorso, ho voluto fare in modo che la società potesse prendere conoscenza dei dibattiti che vi si sono svolti», ha detto Gisèle Pelicot, al termine del processo di Mazan, «e non ho mai rimpianto questa decisione». (il manifesto)