Chi era Santo Stefano, definito il «primo martire», e perché il 26 dicembre è un giorno festivo

Chi era Santo Stefano, definito il «primo martire», e perché il 26 dicembre è un giorno festivo
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Corriere della Sera INTERNO

Sul calendario è segnato come giorno «rosso», quindi una festività. Proprio come il giorno di Natale, che lo precede. Stiamo parlando di Santo Stefano, che si celebra ogni anno il 26 dicembre. L'origine non è molto lontana nel tempo. Solo nel 1947, infatti, è stato trasformato in giorno festivo come prosecuzione del periodo natalizio, in maniera simile al Lunedì dell'Angelo (chiamato anche Pasquetta) che segue la domenica di Pasqua (Corriere della Sera)

La notizia riportata su altri giornali

È un momento importante anche dal punto di vista sociale: introdotta in Italia nel 1947 come giorno festivo, il suo scopo era quello di creare un periodo di pausa più lungo per le famiglie, analogamente a quanto accade con il Lunedì dell’Angelo dopo Pasqua (La Gazzetta dello Sport)

E’ con un messaggio di speranza e coraggio, rivolto soprattutto ai giovani che il vescovo mons. Roberto Farinella e il sindaco di Biella Marzio Olivero ieri 26 dicembre hanno concluso Santo Stefano, ricorrenza del santo patrono della città e della Diocesi di Biella, durante il tradizionale scambio di auguri nel Seminario Vescovile. (newsbiella.it)

“Stamattina ho aperto la prima Porta Santa dopo quella di San Pietro nel carcere romano di Rebibbia: è stata, per così dire, la cattedrale del dolore e della speranza”. Lo ha detto il Papa ai fedeli radunati in piazza San Pietro per l’Angelus. (Toscanaoggi.it)

Biella, la città festeggia il patrono nel segno del Giubileo: “Serve a tutti più coraggio”

La figura di Santo Stefano emerge nella storia del cristianesimo come un punto di riferimento fondamentale per la fede cristiana. Nato in Grecia nel 5 d.C., il suo nome significa "coronato", un presagio simbolico del suo destino come primo martire della Chiesa. (Monza-News)

Leggi tutta la notizia Il ... (Virgilio)

E se l’appuntamento ha perso negli ultimi anni il sapore pungente del confronto tra potere temporale e presenza ecclesiastica, le tradizioni sono rimaste immutate, forse soltanto un po’ svuotate da significati che vadano oltre quello marcatamente… (La Stampa)