Il Babà Artigianale: da Napoli alla conquista dell'Italia

Molti associano il Babà alla città di Napoli, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’origine e la storia dei babà sono lontane dalla città partenopea e dalla Campania. Sicuramente il Babà rappresenta oggi uno dei dolci indiscussi della pasticceria napoletana.
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Roma, (informazione.it - comunicati stampa - cibi e bevande)

Molti associano il Babà alla città di Napoli, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’origine e la storia dei babà sono lontane dalla città partenopea e dalla Campania. Sicuramente il Babà rappresenta oggi uno dei dolci indiscussi della pasticceria napoletana. 

Il Babà classico è inzuppato di rum, spesso rivisitato con un innaffiamento al limoncello e, per i più golosi, ricoperto di crema o farcito con crema pasticcera. Questo dolce a lievitazione naturale di origini polacche aveva attraversato i laboratori di pasticceria francesi prima di arrivare a Napoli. 

Babà in Vasocottura: la novità

Oggi il Babà ha riscoperto una nuova vita e come altri dolci prima legati solo ad un territorio (come il panettone) ora viene prodotto in tutta Italia con una nuova tecnica che si chiama Vasocottura. Il Babà Artigianale in Vasocottura segue la ricetta tradizionale napoletana, solamente che viene cotto in un vasetto di vetro che può essere riutilizzato da chi compra il baba’ e in questo modo si aiuta anche l’ambiente.

La Storia del Babà

Ma alcune fonti storiche narrano che il vero fondatore sia stato Stanislaus Lesczynski, re di Polonia dal 1704 al 1735, che lo avrebbe inventato per caso all’inizio del XVIII secolo.

Lo zar aveva la grande passione per i dolci ma non particolarmente il kugelhupf, un dolce originario della Polonia realizzato con farina, zucchero, uova, burro e uva sultanina. Anche se all’impasto veniva aggiunto il lievito di birra, per conferire morbidezza e spugnosità alla pasta, il dolce risultava essere troppo secco. Per questo motivo, stanco di essere servito per l’ennesima volta, un giorno lo gettò sul tavolo, dove trovò una bottiglia di rum. La torta è bagnata in un liquore, lasciando nell’aria un profumo unico e strepitoso.

Lo zar polacco, che era un grande intenditore di liquori, assaggiò quello che all’inizio sembrava essere un mezzo disastro capendo che dolce secco e spugnoso, dopo l’inzuppo, era diventato incredibilmente gustoso. A quel punto, creato accidentalmente questo dolce straordinario, bisognava anche trovare un nome degno. Lo zar polacco decise di scegliere il nome Ali Baba, in onore del protagonista del libro Le mille e una notte, per dare un nome autorevole a questo dolce.

Dalla Polonia, il babà fece un lungo viaggio immaginario fino a Versailles per merito della figlia di Stanislao, moglie del sovrano di Francia Luigi XV e portò con sé il pasticcere di corte, Nicolas Stohrer, un professionista che conosceva alla perfezione tutti i segreti di Alì Babà. I maestri pasticceri parigini elaborarono mirabilmente questa ricetta chiamando il dolce con il nome di Babà. Venne cambiata anche la forma che diventò una sorta di cappello. A Napoli arriva il Babà grazie ai Monsù, chef francesi al servizio delle nobili famiglie napoletane. Da allora questo dolce ha fatto impazzire non solo la città di Napoli ma tutto il mondo. Soprattutto nella città di Napoli non è domenica se a fine pranzo non si gusta l’intramontabile sapore di un bel “Babbà”, come viene pronunciato dai napoletani. 

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Ufficio Stampa
stefano marini
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