Da Napoli alla Thailandia a NY, incrociando Tom Waits e Gloria Gaynor

Non è stato l’X Factor del piccolo schermo televisivo bensì una reale giuria americana, in corpo e occhi, a valutare le sue doti creative e performative. È così che persino negli Stati Uniti la musica di IULIANO ha ricevuto i sorrisi e l’endorsement felice di Tom Waits, Gloria Gaynor e Robert Smith.
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Napoli, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Non è stato l’X Factor del piccolo schermo televisivo bensì una reale giuria americana, in corpo e occhi, a valutare le sue doti creative e performative. È così che persino negli Stati Uniti la musica di IULIANO ha ricevuto i sorrisi e l’endorsement felice di Tom Waits, Gloria Gaynor e Robert Smith.

È accaduto alcuni anni fa, verissimo. Da allora, IULIANO – pseudonimo di Mauro Iuliano, napoletano emigrato fra la Thailandia e Boston – ha  proseguito la sua sperimentazione che alterna e cuce insieme territori indie, audacia elettronica e rigore folk.

Nel concerto in compagnia della sua band, all’Auditorium Novecento in via Enrico de Marinis 4, venerdì 19 gennaio dalle 22 il musicista e cantante suonerà brani dal suo precedente album, The Hidden Root (2018) che ha ricevuto la nomination agli Independent Music Awards di New York, e proporrà in anteprima i titoli del prossimo album, The Place. Collezione che lui così anticipa: “Stavolta desidero veramente raccontare la genesi e la natura di queste canzoni che verranno pubblicate ufficialmente in primavera e che ovviamente pulsano tutte in lingua inglese. Il concerto viene affiancato da una lunga serie di proiezioni che intendono approfondire il contenuto surreale-onirico della performance. È strano sentirmi un emigrato al cubo: lo sono quando vivo fuori dall’Italia e lo sono quando ripasso qui a Napoli – spiega l’artista – perché la mia musica nasce e cresce piuttosto lontano dal Vesuvio. Quest’anima vulcanica, tuttavia, avrà riverberi nel concerto perché tutti i pezzi saranno suonati e ampliati fino a ottenere improvvisazioni collettive. Non si tratta di assoli quanto di dilatazioni che non cancellano la forma-canzone del brano”.

“Il mio desiderio profondo – sostiene IULIANO – è che questo concerto possa aiutarmi a essere “riconosciuto” nella mia città, a casa mia. Non mi bastano più le approvazioni americane, alla lunga diventa frustrante. Vorrei dimostrare che si può fare musica di sapore internazionale anche da qui nel golfo e l’Auditorium Novecento è il posto perfetto: intimo e con un’acustica dove lo spazio e la dimensione della mia musica può essere espressa ai massimi livelli”. Al fianco di IULIANO (canto e tastiere), l’audience troverà Marco Balestrieri (chitarre), Luca Stefanelli (basso), Jonathan Maurano  (batteria) e Armando Marassi (cori) per l’esecuzione di “Not A Sound”, “Who Knows”, “Cinderella”, “Uranos or Mars” e “On the Radio”.

In attesa del prossimo disco, IULIANO aggiunge: “Ogni album, in quanto tale, è diverso dal precedente. “The Place” rappresenta il mio primo lavoro collaborativo. Fino ad ora ho sempre fatto tutto da solista; componendo il terzo album ho voluto misurarmi con altre personalità di particolare spessore della musica alternativa italiana. Fra gli altri, Livio Magnini dei Bluvertigo e Marco De Falco (Kokoro) con risultati estremamente affascinanti. Di recente, ho acquistato un quadro di Giovanni Filippo Criscuolo: in quel dipinto ho percepito la rappresentazione visuale delle sonorità del mio nuovo disco. Riscontrando una tale assonanza tra queste due forme d’arte diametralmente distanti, la copertina del mio album non poteva non prendere spunto dall’opera di Criscuolo. Un perfetto connubio tra  suono e colore. La mia ricerca si dirige verso una musica sempre più minimale dove la simbiosi tra organico e elettronico sia sempre meno percepibile. Probabilmente è questa la motivazione per cui 18 anni fa ho deciso di vivere in Thailandia. È difficile raccontare in poche parole l’attrattiva che quella terra può esercitare. Vivo a Bangkok (escludendo una parentesi di 4 anni in Malesia) ormai dal 2006. Sono Paesi così diversi dal nostro. La percezione del tempo, della leggerezza sono opposti. Ciò ha esercitato un grosso fascino su di me”.

.biografia.IULIANO.

In un ambiente, fluttuano orchestre di sussurri e testi magici. Intorno, ci sono chitarre elettriche e classiche, un’armonia calibrata da suoni elettronici spettrali. Con il primo ep, intitolato The Hidden Root, Iuliano apre

una porta a un’arte moderna nel contempo elusiva e accessibile.

Italiano, napoletano, l’artista eredita le inclinazioni materne verso la dimensione culturale

e le affinità paterne in direzione economica. Studia il pianoforte, da fan del progressive rock, del jazz e del soul.

Si esibisce nei club, suonando tastiere e sequenze da lui programmate.

Poi la scelta geografica: fa le valigie e incontra una sezione di fiati che esegue uno dei suoi arrangiamenti

al Berklee College of Music di Boston.

 

In seguito, con le sue competenze di mixing engineer e arrangiamento diventa un producer a tutti gli effetti. Sedotto dalla Thailandia, già visitata più volte in vacanza, collabora

con decine di artisti del Sud-Est asiatico. Quattro anni in Malesia, alla guida di una label indipendente,

muovono la volontà di esporsi e diventare cantautore-performer solista in qualità di cittadino del globo.

 

La chitarra è spesso la fonte dei suoi pezzi eppure il pianoforte resta la sorgente prioritaria.

Uno spunto iniziale si allarga fino a diventare melodia, canto, esperimento. Tutto asseconda l’intenzione

di condurre l’ascoltatore-lo spettatore in scenari mutevoli. In compagnia di voci corali che sono frutto

di una sofisticazione armonica, incluso il falsetto.

In seguito a “The Hidden Root” giunge il tempo per il secondo ep: “De-ALgorithm”,

concept album che, per certi aspetti, presagisce gli effetti della pandemia Covid.

Una radicale crisi personale, infine, scatena canzoni inedite. Otto titoli riassunti nel terzo album,

The Place”, la cui uscita è prevista per la primavera 2024.