Skema, pandemia, smart working e nuova disciplina del lavoro da remoto
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Riorganizzare lavoro, produzione e gestione struttura aziendale per incentivare lo smart working. Sono le nuove raccomandazioni dell’ultimo Dpcm governativo al mondo dell’impresa e delle professioni. Indicazioni orientate a coniugare tutela della salute e continuità delle attività economiche e produttive, non solo all’interno del settore pubblico ma anche nel mondo del lavoro privato. Di questo tema si occupa domani (28 ottobre) il seminario formativo, gratuito e on line, “Smart Working cosa deve fare l’azienda”, organizzato da Skema e Consulenti Privacy (mercoledì 28 ottobre), su definizione, caratteristiche e disciplina normativa del lavoro da remoto. A tema: determinazione contrattuale dell’orario di lavoro, diritto alla disconnessione, ricorso al lavoro straordinario. Seguito da un’ulteriore focus su norme base di privacy compliance, il “bring your own device”, stesura di regolamenti aziendali per l'utilizzo degli strumenti informatici e la necessità di mettere in sicurezza il sistema informatico dell'azienda e le sue connessioni da remoto.
“La pandemia ha radicalmente mutato il sistema lavoro e produzione e non si tratta solo di una risposta all’emergenza sanitaria, ma di un nuovo modo di progettare e realizzare l’azienda di oggi e di domani. Grandi gruppi come Leonardo e Intesa San Paolo renderanno strutturale il fully remote working, per il 30% dei loro dipendenti e l’amministrazione pubblica si è impegnata con un decreto del 20 ottobre a raggiungere a brevissimo la quota del 50% - spiegano Gabriele Baschetti e Stefano Fabbri dello studio riminese di consulenza aziendale Skema – Con le nuove indicazione arrivate dal Governo per tenere insieme salute e economia, cambiare modello è una necessità del qui e dell’ora. Secondo le indagini di Confindustria Romagna, su un campione rappresentativo delle imprese del territorio, il 68% delle aziende dichiara che, durante il lock down, il lavoro agile non ha portato a riduzione di produttività e che in autunno almeno il 10,5% delle ore lavorate si svolgono da remoto. Percentuale inevitabilmente destinata ad aumentare viste le misure adottate fino al prossimo 24 novembre”.
C’è quindi bisogno di una transizione veloce verso il lavoro agile anche per PMI e studi professionale. Un percorso da affrontare con attenzione, competenze e progettualità di medio e lungo periodo, in grado di collocare in una corretta gestione aziendale i tre aspetti più importanti posti a imprese e professionisti dal lavoro agile: disciplina del rapporto di lavoro, normativa privacy, cyber security. “Il lavoro agile, è un’attività dai confini normativi non ancora completamente delineati. L’impianto della L. 81/2017 non definisce infatti completamente i suoi confini e anche le deroghe previste dal DL di quest’anno non risolvono tutti i profili di criticità di un rapporto azienda e dipendente che, da remoto, si modifica sostanzialmente nei suoi tempi e modi e pone a aziende e dipendenti nuovo tipi di rapporti”, conclude Bruno Nadiani responsabile area consulenza del lavoro di studio Skema – inoltre il lavoro agile espone anche impresa e studi professionali a rischi informatici che prima non avevano, rendendo necessaria una messa in sicurezza del sistema IT a tutela dei dati personali e industriali, custoditi in azienda".
Programma di “Smart Working cosa deve fare l’azienda” http://www.skema.it/smart-working-cosa-deve-lazienda/