Al Macerata Opera Festival 2024 la Bohème di Puccini, con la regia di Leo Muscato, ripresa da Alessandra De Angelis
Comunicato Precedente
Comunicato Successivo
Al Macerata Opera Festival 2024 la Bohème nell'allestimento ideato nel 2012 per l'Arena Sferisterio da Leo Muscato, vincitore del XXXII premio Abbiati.
Bohème è un’opera che si presta a molte trasposizioni temporali, che però raramente vanno oltre l’esteriorità della messa in scena e dei costumi, in quanto il libretto e la sequenza degli avvenimenti sono ferrei e concedono poche libertà al regista. Così è anche in parte per l’allestimento di Muscato, ben fatto e accurato, ma inevitabilmente fedele alle scansioni pucciniane del dramma.
Non la Parigi di metà Ottocento ma gli anni fine 60 del Novecento per questa Bohème allo Sferisterio: diverse le epoche ma similitudini nel clima politico, enso di rivendicazioni, di nuova coscienza giovanile ed operaia.
In scena i costumi di Silvia Aymonino richiamano questa fase storica: non la Parigi dell'800, ma gli anni 70, la contestazione studentesca e le lotte operaie .
In una stanza senza tempo Marcello dipinge a terra, Rodolfo scrive a macchina, Schaunard suona la chitarra (elettrica).
Nel secondo quadro, con il coro che danza ed i bambini con cappelli da Babbo Natale, entra Musetta, accompagnata da ballerini: siamo davanti ad un circo o una discoteca. il clima musicale richiama quello dei musical, a questa novità musicalen che avrà ed ha tanto successo, Puccini, in fondo, apre la strada.
Nel terzo quadro uno sciopero generale con la serrata delle Fonderie d'Enfer: sul muro di fondo tele inneggianti alla rivolta ("interdit d'interdire", "Ce n'est qu'un debut "...); sul palcoscenico barricate, fili spinati, polizia. Il clima che prepara la tragedia.
Rodolfo dorme in un camioncino Citroen parcheggiato di fronte ai cancelli della fabbrica, Mimì si nasconde dietro una panchina sul piazzale.
Nel quarto quadro si torna nella soffitta che sta per essere sgombrata dai suoi occupanti. Ma, all'ingresso di Musetta, tutto cambia: Mimì è portata in scena su un letto, l'azione si sposta all'interno di un ospedale con medici, suore, infermiere che tentano di allontanare i giovani dal letto di Mimì che, poco dopo, muore e viene allontanata dal personale, lasciando soli e disperati gli amici, illuminati da una fredda luce bianca.
Nella visione di Leo Muscato, oltre ed assieme alla trasposizione temporale che, comunque permette di mantenere e fors'anche accentuare il clima drammatico sospeso, vi sono certamente alcune idee originali: la soffitta finalmente sgomberata dagli inquilini morosi, con buona grazia del “povero Benoît”, oppure quella di utilizzare un furgoncino Citroën come rifugio d’amore per Marcello e Musetta. E così la scelta del finale ambientato in una corsia d’ospedale con tanto di medici che assistono la morente Mimì, scelta indiretta, obbligata dalla nuova visione temporale.
Nel complesso uno spettacolo riuscito, coerente, che si segue con piacere e risulta efficace in quasi tutte le sue parti. Il merito va sicuramente all’accurata ripresa di Alessandra de Angelis che, per l’occasione, ha ripreso la regia, coglie con efficacia i particolari psicologici di ogni personaggio in una fluidità di insieme che permette all'ingranaggio di muoversi in modo armonico e con grande fluidità.
Mariangela Sicilia veste i panni di una Mimì dalle caratteristiche timbriche affascinanti, unite a una fluidità e naturalezza di fraseggio davvero pregevoli. La voce è solida in ogni registro, la tecnica impeccabile, ma sono soprattutto le delicatissime mezzevoci, davvero raffinate nell’ultimo quadro, che le consentono di dare anima al suo personaggio, senza tuttavia mai scivolare in patetismi eccessivi.
Sul fronte femminile bene anche la Musetta di Daniela Cappiello, artista di notevole presenza scenica.
Valerio Borgioni è un Rodolfo giovane e innamorato, con un bel colore di voce di ottima dinamica.
Mario Cassi è Marcello, ben collocato accanto alla brava Musetta di Daniela Cappiello, una coppia ben affiatata e scenicamente credibile. Riccardo Fassi è un Colline di buona presenza scenica. Completano il cast il professionale Schaunard di Vincenzo Nizzardo, il divertente Benoît di Francesco Pittari e il diligente Alcinodoro di Giacomo Medici e Alessandro Pucci (Parpignol).
Valerio Galli alla direzione dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana mette in luce tutti i colori della partitura pucciniana, offrendone una lettura elegante ed intensa là dove la partitura lo richiede. La sua direzione ha anche accentuato sonorità ed interventi, cercando spesso un allargamento del campo sonoro.
Di qualità le prestazioni del Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” e dei Pueri Cantores “D. Zamberletti”, preparati da Martino Faggiani e Gian Luca Paolucci.