"I dazi per noi sono un problema, non c'è dubbio. Siamo una nazione esportatrice, la quarta al mondo. Il tema che cerco di porre è quale sia la reazione migliore, non ho certezze. Abbiamo un surplus commerciale con gli Stati Uniti nei beni e gli Stati Uniti nei nostri confronti nei servizi. Questo si deve tenere in considerazione per una soluzione che eviti una guerra commerciale. Bisogna fare attenzione a non trovare soluzioni che possono penalizzarci ancora di più".
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Approfondimenti:
“Giorgia Meloni oggi ha parlato di tutto tranne che del ruolo che l’Europa deve avere. Ha però parlato molto di Trump, a cui si è affidata per la soluzione della guerra in Ucraina. In pratica, sulle grandi questioni internazionali, Meloni scarica l’Europa e, politicamente, consegna l’Italia totalmente nelle mani degli Usa, omettendo tra l’altro che le proposte da lei avanzate sono state tutte puntualmente ignorate dal presidente americano.
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Roberto Tortora 18 marzo 2025 A Otto e Mezzo, talk di La7 che segue il telegiornale di Enrico Mentana e condotto da Lilli Gruber, si discute della posizione di Giorgia Meloni sulla guerra in Ucraina e sul suo rapporto con il presidente americano Donald Trump. Ne fa un’analisi Serena Bortone, giornalista, autrice e conduttrice su Rai Radio 2 del programma 5 in condotta, in onda dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 18.
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Mai nella storia recente i rapporti tra Stati Uniti ed Europa sono stati così tesi come in questo periodo, ovvero da quando l’amministrazione Trump ha iniziato a muovere i primi passi e a rivelare i suoi orientamenti di politica estera. Negli ultimi giorni la situazione è ulteriormente peggiorata, o meglio ha raggiunto il punto di ebollizione, a causa dell’approccio adottato dal presidente Trump nei confronti della guerra russo-ucraina e in particolare nei confronti di Volodymyr Zelensky.
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La tela che unisce Von der Leyen e Meloni è sempre più fitta: Ucraina, immigrazione e niente rotture con gli Usa nonostante Trump e la sua retorica, controbilanciata da invisibile diplomazia, e non da affrettate dichiarazioni di guerra commerciale né rotture a rischio boomerang. «Giorgia» e «Ursula» non si sono divise, sul punto. Il forcing di chi da giorni chiede a entrambe «da che parte stare» è fallito.
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