Khamenei e il sermone armato, Israele nel mirino

- Dalla moschea Imam Khomeini Grand Mosalla, nel cuore di Teheran, l'ayatollah Ali Khamenei ha commemorato il "martire Hassan Nasrallah", lanciando accuse e minacce contro Israele. Con un fucile al suo fianco, simbolo di preparazione e determinazione, Khamenei ha definito legittimo l'attacco del 7 ottobre di Hamas contro lo Stato ebraico, così come l'attacco missilistico iraniano del primo ottobre. Questo sermone, il primo in cinque anni dalla grande moschea, è stato pronunciato nonostante le voci di un suo dislocamento in un luogo segreto dopo l'uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, avvenuta il 27 settembre.

L'immagine di Khamenei, con il fucile a mo' di bastone, ha suscitato scalpore in Occidente, dove è stata interpretata come una rappresentazione estremista della tradizione islamica, osservata solo da pochi religiosi radicali. Tuttavia, per molti iraniani presenti, l'ayatollah rimane una figura venerata, capace di incitare le masse con discorsi infuocati e simbolismi potenti. La sua retorica, intrisa di minacce e promesse di vendetta, rispecchia una strategia di comunicazione volta a consolidare il suo potere interno e a mantenere alta la tensione con Israele.

Khamenei ha sottolineato che gli attacchi contro Israele sono una risposta ai "crimini" commessi dallo Stato ebraico, definendo queste azioni come la punizione minima per le ingiustizie subite dai palestinesi. La sua oratoria, carica di riferimenti storici e religiosi, mira a legittimare le azioni militari iraniane e a galvanizzare il sostegno delle nazioni musulmane contro Israele. In questo contesto, il fucile al suo fianco non è solo un simbolo di forza, ma anche un richiamo alla resistenza armata come mezzo di lotta contro l'oppressione.

Nonostante le critiche e le interpretazioni occidentali, Khamenei continua a utilizzare la sua posizione per influenzare l'opinione pubblica iraniana e per mantenere viva la fiamma del conflitto con Israele.

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