Sentenza del terremoto dell'Aquila: nessun risarcimento per le famiglie di sette studenti

Il terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009 ha lasciato una cicatrice indelebile nella storia italiana. Una recente sentenza della Corte d'appello dell'Aquila ha riportato alla luce il dolore di quella tragedia, negando il risarcimento alle famiglie di sette studenti deceduti a causa dei crolli.

La sentenza ha confermato il pronunciamento di primo grado del 2022, che aveva scagionato la presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità per la morte dei sette studenti. Secondo i giudici, le cause dei decessi si possono rintracciare nelle scelte compiute dai ragazzi, descritte come una "condotta incauta".

Tra le vittime c'erano quattro ragazzi provenienti dalla provincia di Frosinone: Marco Alviani e Armando Cristiani di Sora, e Giulia Carnevale e Nicola Bianchi, rispettivamente di Arpino e Monte San Giovanni Campano. Tutti sono morti nell'edificio di via Gabriele D'Annunzio 14, nel centro storico del capoluogo abruzzese, dove si contarono tredici vittime.

La Commissione Grandi Rischi, che si era riunita all'Aquila cinque giorni prima del terremoto, il 31 marzo 2009, e aveva lanciato messaggi rassicuranti, è stata assolta. I giudici dell'Aquila avevano prima condannato a sei anni i sette scienziati che avevano partecipato alla riunione, ma in secondo grado tutti gli imputati sono stati assolti, tranne Bernardo De Bernardis, vice capo della Protezione civile, che è stato condannato a due anni.

Non solo i familiari delle giovani vittime non avranno accesso ad alcun risarcimento, ma dovranno anche sostenere le spese legali, che ammontano a quasi 14 mila euro. Questa decisione ha suscitato grande shock e indignazione tra la popolazione, riportando alla luce il dolore e la sofferenza causati dal terremoto dell'Aquila.

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