L'approvazione della Zona economica speciale unica del Mezzogiorno: una nuova era per l'economia italiana

L'approvazione della Zona economica speciale unica del Mezzogiorno (Zes) segna un momento storico per l'Italia. Questa zona, che riunisce Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, diventerà la più grande in Europa.

Circa 1,3 milioni di imprese e 6,3 milioni di lavoratori sono coinvolti in questa iniziativa. Questi attori economici contribuiscono al Pil nazionale per 430 miliardi di euro, con un volume di merci esportate pari a 68 miliardi di euro. La Zes rappresenta quindi una sfida significativa per il governo italiano, che mira a rendere il Mezzogiorno competitivo, attrarre investimenti e aumentare l'occupazione.

La Zes si concentra su nove settori chiave, tra cui l'agroindustria e il turismo. Questa strategia è simile a quella adottata dalla Polonia, che ha sperimentato una crescita economica significativa grazie alla sua zona economica speciale.

Nonostante l'entusiasmo, la Zes unica non è esente da critiche. Luca Bianchi, direttore del centro di ricerca Svimez, ha sollevato dubbi sulla compatibilità della Zes unica con l'autonomia differenziata, che prevede 20 diverse politiche fiscali, ambientali, sanitarie, energetiche e infrastrutturali. Secondo Bianchi, se la Zes unica fosse un semplice "contentino" per compensare l'autonomia differenziata, non sarebbe in grado di compensare nulla.

Nonostante le critiche, il governo italiano è determinato a portare avanti il progetto della Zes unica. Il piano strategico della Zes unica è stato presentato a Palazzo Chigi e, nonostante le controversie iniziali sulle agevolazioni previste, il governo ritiene che queste siano state superate. Tuttavia, il successo della Zes unica dipenderà dalla sua capacità di attrarre investimenti e promuovere la crescita economica nel Mezzogiorno. Solo il tempo dirà se questa iniziativa sarà in grado di realizzare il suo pieno potenziale.

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