L'autonomia differenziata in Italia: un dibattito acceso

L'autonomia differenziata è al centro del dibattito politico in Italia. Questa riforma, frutto di iniziative governative, ha visto il coinvolgimento di forze sia della maggioranza che della minoranza. Tuttavia, la sua implementazione ha suscitato reazioni contrastanti.

Nel passato, le leggi di riforma della forma di governo hanno sempre coinvolto forze di maggioranza e minoranza. La legge di revisione costituzionale Renzi–Boschi, ad esempio, è stata preceduta da un tentativo di negoziazione con l'opposizione e accompagnata dal confronto con i gruppi parlamentari, con conseguenti emendamenti del testo.

Un ampio fronte di opposizione, composto da Pd, M5s e Avs, insieme a Cgil e Uil e ad associazioni significative come Anpi, Arci e Acli, è pronto a promuovere il referendum abrogativo della legge sull'autonomia differenziata. Il quesito verrà depositato la prossima settimana in Cassazione per avviare la raccolta delle firme.

Il ministro Calderoli, padre della legge, ha annunciato l'entrata in vigore delle nuove norme il 13 luglio. Il governo ha espresso la volontà di avviare subito le trattative per le intese con Veneto e Lombardia.

Roberto Speranza, deputato del Pd, ha lanciato un appello sui social per la formazione di comitati territoriali contro l'autonomia differenziata. Secondo Speranza, dopo le forzature della destra in Parlamento, l'unica strada rimasta per contrastare questo progetto è la mobilitazione popolare per arrivare al referendum.

La prossima settimana nascerà il coordinamento delle Regioni contro l'autonomia differenziata del ddl Calderoli. Le regioni di centrosinistra (Sardegna, Toscana, Puglia, Emilia Romagna e Campania) dovrebbero incontrarsi e possibilmente allargare le adesioni anche a regioni di centrodestra: contatti sono in corso con gli staff dei governatori targati Forza Italia di Basilicata e Calabria.

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