Martina Oppelli denuncia l'Asl per tortura dopo il rifiuto del suicidio assistito

Martina Oppelli, architetta triestina di 49 anni affetta da sclerosi multipla progressiva, ha presentato un esposto alla Procura di Trieste contro l'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi). L'accusa è di tortura e rifiuto di atti d'ufficio, dopo che per la seconda volta le è stato negato l'accesso al suicidio assistito.

Oppelli, totalmente dipendente da macchinari, farmaci e assistenza continua per le sue funzioni vitali, ha deciso di intraprendere questa battaglia legale con il supporto dell'associazione Luca Coscioni e dell'avvocato Filomena Gallo. La sua richiesta di assistenza per il suicidio assistito è stata respinta nonostante la recente sentenza 135 della Corte Costituzionale, che dovrebbe garantire il diritto a una morte dignitosa.

Martina Oppelli ha dichiarato di non essere una suicida, ma di essere esausta e desiderosa di morire con dignità nel paese in cui ha pagato le tasse. La sua denuncia è un atto di protesta contro quella che definisce "tortura di Stato", un trattamento che le nega il diritto di scegliere il proprio fine vita.

L'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla denuncia di Oppelli. Tuttavia, il caso ha sollevato un dibattito acceso sull'accesso al suicidio assistito in Italia e sui diritti dei pazienti affetti da malattie terminali.

La vicenda di Martina Oppelli mette in luce le difficoltà e le contraddizioni del sistema sanitario italiano riguardo al suicidio assistito. La sua lotta per il diritto a una morte dignitosa continua, sostenuta da associazioni e legali che condividono la sua causa.

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