I regimi cadono perché la violenza non è mai potere reale | Barbara Stefanelli

I regimi cadono perché la violenza non è mai potere reale | Barbara Stefanelli
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Corriere della Sera ESTERI

Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, dissidente iraniana in carcere con condanne che si accumulano invece di consumarsi, ha scritto tempo fa una lettera al mondo invitandoci ad ascoltare il sibilo che arriva quando un muro comincia a creparsi e finalmente l’aria passa. Succede ogni volta che la presunta “stabilità” dei regimi viene svelata nella sua debolezza strutturale. Succede se la gente comincia ad avere meno paura. (Corriere della Sera)

Su altri giornali

ANSA (Avvenire)

Il Medio Oriente quindi si sposta ora su una traiettoria diversa da quella al centro delle analisi di questi mesi. Questo articolo sulla caduta di Assad in Siria è pubblicato sul numero 1 di Vanity Fair in edicola fino al 30 dicembre 2024. (Vanity Fair Italia)

Dopo cinquantaquattro anni di dittatura imposta dalla famiglia Al-Assad, tra il 7 e l’8 dicembre 2024 è caduto ufficialmente il regime baathista di Bashar Al-Assad. L’ex dittatore alawita aveva instaurato un governo di stampo sciita dal 17 luglio 2000, erede delle politiche autoritarie messe in atto dal padre, Hafez Al-Assad. (IARI - Istituto Analisi Relazioni Internazionali)

SIRIA: CONSIDERAZIONI (MILITARI) CONCLUSIVE

Il 30 settembre 2015 una notizia straordinaria viene annunciata a Mosca, immediatamente pubblicata dalle agenzie ufficiali di stampa, per poi poco dopo esser trasmessa in televisione, a reti unificate: il presidente Vladimir Putin ha convocato una seduta straordinaria della Camera alta del paese, il Consiglio della Federazione, per ottenere l’autorizzazione a impiegare le forze armate in Siria, dopo la richiesta venuta da Bashar al-Assad. (Valigia Blu)

Davvero c’è da disperarsi per la Siria? Intanto, bisognerà iniziare a rallegrarsi, visto che geostrategicamente a perdere il loro alleato più prezioso in Medio Oriente sono stati proprio i nemici giurati dell’Occidente, Russia e Iran, che avevano tenuto in piedi con la forza delle loro armi e dei mujahidin del popolo iraniani un regime corrotto e sanguinario, pur di avere un porto (Tartus) sul Mediterraneo per quanto riguarda Mosca; o di assicurarsi l’assoluta complicità del regime di Bashar al-Assad, da parte iraniana, per far arrivare tonnellate di armi e missili ai propri proxy libanesi e palestinesi. (L'Opinione)

Chi ha avuto modo di seguire i miei precedenti articoli avrà notato come in passato io abbia più volte fatto riferimento al “collasso” di un esercito a seguito di una serie di eventi sfavorevoli durante il conflitto, e a come questo possa in particolare essere indotto da un’azione avversaria orientata appunto “al nemico”. (Nuovo Giornale Nazionale)