Dazi Trump: Italia rischia un conto salato, fino a 7 mld in più. Occhio poi a Istat su Pil
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Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Le elezioni del 5 novembre ci hanno consegnato un risultato chiaro sin dall’inizio, spazzando via quella incertezza che arrivava dai sondaggi e che aveva preceduto il duello tra il repubblicano, ex presidente Usa e la Dem Kamala Harris. Un risultato che ha messo nuove ali a Wall Street (come dimostra il 49esimo record dell’anno toccato ieri dall’S&P500) ma ha visto invece l’Europa mostrare una certa cautela dopo gli annunci elettorali di Trump, soprattutto in tema dazi. (Finanzaonline)
Ne parlano anche altri media
Obbligazionario (la Repubblica)
Circa il 10% dell’export complessivo della Sicilia, che nel primo semestre del 2024 ha pesato per 6,8 miliardi di euro, è infatti diretto verso gli Stati Uniti, nei primi sei me… (La Repubblica)
Le produzioni oggi considerate come più esposte alle intemerate protezionistiche di Donald Trump sono quelle che temono meno. A temere di più è il tradizionale made in Italy alimentare: cibo, vi… (L'HuffPost)
Ultim'ora news 7 novembre ore 17 Il nuovo protezionismo americano di Donald Trump può costare all’Italia tra i 4 e i 7 miliardi di dollari in più all’anno. A stimare questa cifra monstre (come minimo un raddoppio rispetto ai 2 miliardi di dazi fronteggiati nel 2023) è stata Prometeia in un’analisi dal titolo «L’impatto sull’Italia della proposta di Trump sui dazi Usa». (Milano Finanza)
Da una parte ci sono il leader Matteo Salvini e il suo alfiere delle elezioni Europee, il generale Roberto Vannacci, entusiasti per il ritorno alla Casa Bianca del tycoon. Dall’altra c’è chi, come il governatore Luca Zaia, manifesta non pochi dubbi e paure: il presidente del Veneto è consapevole che per le aziende della sua Regione, che esportano prodotti anche negli Usa, la minaccia dei dazi potrebbe compromettere il fatturato. (Virgilio Notizie)
Perché l’Italia non deve temere le trumpate su dazi e non solo. Parla Pelanda Con l’elezione di Trump si è consumata definitivamente la trasformazione del Partito Repubblicano, votato sempre più dai ceti svantaggiati dalla globalizzazione e che aspirano a una riscossa del sogno americano. (Start Magazine)