Perché non dobbiamo avere dubbi su chi ha ucciso Yara Gambirasio

Perché non dobbiamo avere dubbi su chi ha ucciso Yara Gambirasio
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La serie Netflix sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio sembra avere l’ambizione di smontare le tesi accusatorie che hanno portato alla condanna definitiva di Massimo Bossetti. Ma dall’analisi degli atti Bossetti risulta colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio. (Fanpage.it)

La notizia riportata su altri giornali

“Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” è una docuserie disponibile su Netflix. Sviluppata e diretta da Gianluca Neri e scritta da Carlo G. Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone, ripercorre la tragica vicenda di Yara Gambirasio, una tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra nel novembre del 2010. (Radio Capital)

Centinaia di migliaia di like sul suo primo piano in lacrime nel carcere di Bollate e la tesi innocentista che monta di post in post: è una delle conseguenze del taglio dato dal regista e autore Gianluca Neri (lo stesso di SanPa: luci e tenebre di San Patrignano) alle cinque puntate dell'indagine tv, cominciata nel 2017 con lo studio dei 60 faldoni dei documenti dell'inchiesta e diventata, in questi giorni, la serie più vista su Netflix (ilmessaggero.it)

La prova regina è stato il Dna, estratto dopo una complessissima indagine del Ris dei carabinieri. Nel valutare la responsabilità dell'unico indagato per l'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne residente a Brembrate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2010, mentre rientrava dalla palestra, ci sono anche altri elementi: Bossetti è un muratore, e sul corpo di Yara sono state trovate polveri che avevano già indotto gli inquirenti a ritenere che il responsabile facesse questo lavoro. (ilmessaggero.it)

«Il caso Yara» su Netflix e la strage di Erba (su cui potrebbe arrivare una serie tv): perché va di moda l'innocentismo complottista a misura di audience

Come alcuni commentatori si aspettavano, la docuserie Netflix sull’omicidio di Yara Gambirasio è nell’opinione dell’avvocato di Massimo Bossetti – condannato all’ergastolo in via definitiva per il delitto – una “ricostruzione molto aderente ai fatti, oggettiva, né colpevolista, né pro-difesa”. (IL GIORNO)

Quando alla fine degli anni Ottanta fu scritto il nuovo codice di procedura penale, entrato in vigore nel 1989, l’obiettivo principale della riforma era garantire una reale condizione di parità tra accusa e difesa. (la Repubblica)

La caccia al mostro (ricordate Bruno Vespa e Pietro Valpreda?) è una specialità sempre in voga, non solo in Italia. Uno strumento popolare di catarsi, che ha molto a che fare con la figura individuata dall’antropologo René Girard, il capro espiatorio, che consente a tutti di sentirsi buoni e giusti e migliori, immolando sul rogo qualche agnello sacrificale. (Corriere della Sera)